PUTIN SCEGLIE LA “SUA” RUSSIA

Aleksandr Sidjakin, deputato di Russia Unita.

Aleksandr Sidjakin, chi era costui? Eppure, proprio questo giovane (35 anni) deputato del partito Russia Unita, arrivato alla Duma solo nel dicembre 2011, rischia di diventare il simbolo della terza reincarnazione presidenziale di Vladimir Putin.

Aleksandr Sidjakin, deputato di Russia Unita.

Qualche mese fa Sidjakin è stato il promotore della legge (poi approvata con 241 sì e 147 no) che stronca con multe altissime (da 2 mila a 60 mila rubli, pari a 7.350 euro, per i semplici partecipanti) le manifestazioni non autorizzate, cioè quasi tutte le manifestazioni. Poi si è battuto per la legge (il cui testo è già stato approvato in prima lettura) che definisce “agenti dello straniero” le Ong che ricevono finanziamenti dall’estero e si occupano di “attività politica”, dizione che può comprendere qualunque argomento, dall’ecologia ai diritti civili, secondo il giudizio dell’autorità di turno. Spunta di nuovo l’infaticabile Sidjakin, infine, tra i promotori della legge sull’informazione (anche questa già passata in prima lettura) che, con la scusa di proteggere l’infanzia russa dalle insidie della pedopornografia, rischia di aprire la strada a un mega-filtro per la censura politica del Web, sul modello di quanto già realizzato dal Governo della Cina con il progetto Scudo d’oro.

Dopo questo filotto diventa inevitabile chiedersi: che cosa sta succedendo a Vladimir Putin? Nessuna di queste leggi controverse, per non dire liberticide, verrebbe discussa senza il suo consenso. E in ogni caso, per farle entrare in vigore, serve la sua presidenziale firma. Possibile che Putin non si sia accorto che sulla scena della Russia si è ormai affacciata una generazione totalmente post-sovietica, difficile da imbrigliare con un dirigismo di grana così ruvida? Davvero non ha capito che gli strumenti della “democrazia dal basso” (manifestazioni, associazioni, nuovi media) sono un tratto ormai caratteristico di qualunque società almeno un poco evoluta? Crede forse che i russi che viaggiano in Europa, consumano all’americana e parlano le lingue smettano di pensare per decreto?

Vladimir Putin.

Per quanto di pazienza corta con i riti della democrazia, Putin non è (e non è mai stato) uno sciocco. Quindi questa grossolana svolta repressiva deve nascondere qualcos’altro. Viene il sospetto che Putin creda a quanto sosteneva, ormai molti anni fa, Elena Bonner, la moglie di Sacharov: Rossija v glubinach, diceva, la Russia è nelle sue profondità, nella provincia oscura e dimenticata.

La Bonner lo diceva per invitare gli osservatori a informarsi sul bosco invece che badare all’albero. Putin sembra invece pensare alla Russia profonda come a una riserva di caccia in cui parole come ordine, Stato, patria (e il loro contrario: agitatori, anarchia, estero) possono ancora ridestare echi alla maggioranza dei russi ben noti. Se è così, e tutto lo farebbe pensare, vuol dire che i rovesci elettorali subiti da Russia Unita alle ultime elezioni politiche, le proteste contro i brogli e le contestazioni di piazza hanno scosso lui e il Cremlino più di quanto si sarebbe potuto pensare. Tanto da spingerlo a “sfiduciare” la parte più moderna e quindi inquieta del Paese, i giovani, la borghesia nascente, i russi che s’informano e discutono, gli abitanti delle città più “occidentalizzate”, almeno a livello di abitudini e consumi.

In questo caso avremmo una pessima notizia per tutta la Russia. In qualunque Paese, e soprattutto in quelli bisognosi di riforme e modernizzazioni, c’è sempre qualcuno che si muove all’avanguardia. Più che mai in Russia, dove tutto, nel bene e nel male, si è sempre allargato dal centro (prima San Pietroburgo e poi Mosca) verso le periferie. Se il Cremlino blocca questo flusso senza averne escogitato un altro, ciò che troverà non è l’ordine ma la paralisi.

Pubblicato su Avvenire dell’11 luglio 2012

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top