BETLEMME: TRA BASILICA E POLITICA

La Basilica della Natività a Betlemme.

E così, la decisione con cui l’Unesco ha inserito la Basilica della Natività e la Via del Pellegrinaggio nella lista dei siti che formano il Patrimonio dell’Umanità sarebbe una “decisione politica”, come ripetono i portavoce dei Governi di Usa e Israele. Se non fossimo alle prese con problemi drammatici, potremmo anche metterci a ridere. Betlemme, la città dove per entrare bisogna passare un check point di militari armati e attraversare una barriera alta sei metri, potrebbe mai ospitare decisioni non politiche? E potrebbe non essere politica una questione che riguarda la Basilica che, giusto dieci anni fa, fu tenuta in ostaggio per 39 giorni dai miliziani palestinesi (rifugiatisi all’interno) e l’esercito di Israele (schierato all’esterno)?

La Basilica della Natività a Betlemme.

Da quelle parti tutto è politica. Come fu tutta politica la decisione degli Usa di bloccare con il veto in Consiglio di Sicurezza la mozione per riconoscere la Palestina come Stato autonomo, approvata dalla gran parte dei Paesi membri dell’Onu. O come quella di smettere di finanziare l’Unesco dopo che questa, unica agenzia Onu, decise comunque di accettare nei suoi ranghi la Palestina. Quindi: certo, quella dell’Unesco è stata una decisione anche politica. Una decisione che scalfisce (niente più) lo status quo in cui è Israele a decidere tutto, anche per i palestinesi, per la loro vita economica e sociale, per la storia e la cura del territorio. Sull’altro lato di questo “anche” c’è l’oggettivo bisogno che la Basilica mostra di cure e restauri urgenti. Un bisogno che nessuno può negare.

Detto questo, e proprio perché interviene su uno status quo ormai stratificato, la decisione dell’Unesco presenta tutta una serie di risvolti delicati e di conseguenze che devono ancora essere pienamente valutate. Se l’Unesco riconosce la Palestina, sarà poi il Governo palestinese (magari su sollecitazione della stessa Agenzia Onu)a occuparsi della Basilica? La Basilica della natività di Cristo diventerà un monumento palestinese?
E’ una prospettiva a cui guardano con evidente preoccupazione sia il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, sia gli esponenti delle altre Chiese cristiane (ortodossa e armena) che si dividono la gestione della Basilica. Il presidente palestinese Abu Mazen ha già garantito la propria “neutralità” ed è certo, almeno dal punto di vista politico, che non farà nulla per alienarsi le comunità e le gerarchie cristiane. Ma il rischio oggettivamente esiste. Anche perché i palestinesi, sconfitti e piegati e quindi sempre assetati di rivincite, hanno subito “spiegato” il riconoscimento Unesco alla Basilica come una critica all’occupazione di Israele che, come sempre, serve anche a giustificare le inettitudini e le divisioni di casa propria.
Così come non va sottovalutato il rischio di una deriva nell’uso dello strumento. Qualcuno aveva addirittura pensato a qualificare l’intera Betlemme come Patrimonio dell’Umanità. La cosa avrebbe certo alleggerito la pressione sulla Basilica e sulle Chiese ma avrebbe enfatizzato la contesa politica. Patrimonio dell’Umanità un luogo a cui, almeno in teoria, un qualunque soldato può vietare l’accesso?
In una regione in cui l’archeologia si trasforma spesso e volentieri in una ramo della propaganda di regime, e in una terra oggettivamente ricca di testimonianze preziose, la battaglia culturale non è meno importante delle battaglie militari. Rischia, anzi, di lasciare segni ancor più pesanti e duraturi.
Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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