QUELLA CHIESA CHE PIACE TANTO AI LAICI

Una delle litanie più stucchevoli degli ultimi tempi, che purtroppo accomuna persone che stimo a persone che non stimo, è quella sulla Chiesa che dovrebbe lasciar perdere le cure terrene, pregare, staccarsi dalle vicende quotidiane, parlare solo di Dio e amenità simili. Da Celentano a Travaglio, per fare due esempi, è tutto un ipotizzare una Chiesa “pura” che non si occupa del mondo e si dedica solo allo spirito, contro una Chiesa “impura” che accumula ricchezze, mette le scarpe rosse di Prada ai piedi del Papa e, inevitabilmente, si corrompe.

Sono sempre più stupito del fatto che siano così rari quelli disposti a rispondere con una semplice constatazione: cioè, che quella non sarebbe una Chiesa “pura” ma una Chiesa morta. Non voglio giocare al piccolo teologo e pasticciare con le citazioni del Vangelo, anche se come tutti ricordo che il figlio di Dio decise di incarnarsi (cioè, nemmeno Dio ritenne una buona idea trascurare il mondo), per di più nella famiglia di un falegname (cioè, di un medio borghese dell’epoca);  e che Gesù, subito dopo il discorso della Montagna (cioè, una delle pagine più ricche di spirito del Vangelo), si fermò a sfamare le persone accorse ad ascoltarlo.

Vorrei restare ai tempi nostri, alla nostra modesta esperienza di vita. Le Chiese che “pregano e basta”, che non si occupano di politica o di società, che stanno con gli occhi fissi al Cielo e parlano solo di Dio, sono Chiese magari nobilissime nell’animo. Ma sono anche le Chiese preferite di tutte le dittature e, più in generale, dei regimi autoritari.

Date un’occhiata ai manuali di storia. O anche solo ai giornali, se vi interessa quanto accade in molti Paesi dell’Europa dell’Est. La Chiesa ortodossa russa, per esempio: grande Chiesa, grande storia ricca di santi straordinari, per primo san Sergio di Radonezh. Ma quasi tutti monaci, mistici o iconografi (l’icona non è un quadro, è una preghiera). Fuori, intanto, milioni di contadini venivano fatti fuori, prima dagli zar e poi dagli zar bolscevichi. Siamo sicuri che questo sia ciò che lo Spirito pretende per sentirsi degnamente onorato?

Ma veniamo ancora più a noi. D’accordo, la Chiesa si libera di tutti gli orpelli mondani, il Papa si mette una veste stracciata, i calici si fanno in legno, lo Ior viene chiuso e, naturalmente, si prega tanto. Molto più di quanto si faccia ora, epoca in cui, se si dà retta a ai laici che non frequentano né parrocchie né comunità, nessuno prega più.

Ok, d’accordo. E in questo regno di perfezione chi mantiene le parrocchie? Chi celebra battesimi e funerali? Chi provvede alle missioni che insegnano a leggere agli analfabeti, curano i malati di Aids, salvano i bambini soldato? E nell’era di Apple e dei satelliti, a chi potrebbe parlare una Chiesa senza radio né Tv, senza giornali né librerie? Una Chiesa affidata alla pietà popolare e alle donazioni di qualche ricco fedele, come potrebbe opporsi ai regimi peggiori? O anche solo gestire un patrimonio artistico che è, prima di tutto, un patrimonio dell’umanità? E’ proprio contro lo spirito quanto hanno fatto in questi anni tanti vescovi, finanziando i fondi di solidarietà per le famiglie vittime della crisi?

Una cosa è chiedere, anzi pretendere, che gli uomini di Chiesa siano all’altezza della loro vocazione, della missione che professano, delle aspettative dei fedeli. Al di là di questo c’è solo un mare di retorica pretestuosa, che scambia volentieri le pecche del singolo uomo o i difetti anche gravi della struttura (come il fenomeno della pedofilia tra i sacerdoti, che certamente chiama in causa i criteri di formazione dei sacerdoti) con la natura e il senso di due millenni di storia della religione e di infiniti adattamenti che la proiezione terrena della fede ha dovuto via via subire, accettare o escogitare per essere all’altezza del proprio mandato.

Potrei fare un milione di esempi, ma la conclusione è sempre la stessa. La Chiesa cosiddetta “povera” (sottinteso: onesta, spirituale, intoccata dai vizi del mondo ecc. ecc.) sarebbe una Chiesa morta. E infatti è proprio la Chiesa che vorrebbero certi laici.

 

 

 

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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