IL VIRUS DEL TERRORE INFETTA L’AFRICA

Le vittime di uno degli attacchi di Boko Haram a Kano (Nigeria).

Il terrorismo islamico è come un virus. Si sposta, muta, si adatta. La storia di Al Qaeda, anche brevemente ripercorsa, ne è un esempio: dall’Arabia Saudita al Sudan, poi in Afghanistan, in altri Paesi dell’Asia, quindi di nuovo in Medio Oriente (Iraq e Paesi del Golfo), infine di ritorno in Africa, soprattutto in Algeria, e negli ultimissimi tempi più a Sud verso la Nigeria. Sempre in cerca di un organismo indebolito, di un Paese in crisi, di una linea di faglia su cui esercitare la forza dirompente del terrore.

Le vittime di uno degli attacchi di Boko Haram a Kano (Nigeria).

Le notizie drammatiche che arrivano dal Kenya e dalla Nigeria confermano che il virus forse non è più letale come un tempo ma non ha perso i suoi tratti più caratteristici e pericolosi.

La granata fatta esplodere sotto l’altare di una chiesa di Nairobi, che ha ucciso il sacerdote, viene attribuita agli Al Shabaab, la milizia islamica che controlla circa metà della Somalia e ha già colpito altre volte in Kenya. Mentre vi sono pochi dubbi che i 17 giovani assassinati nell’assalto contro il teatro dell’Università di Kano, colmo di studenti per una cerimonia cristiana, siano caduti sotto i colpi di Boko Haram, la setta islamista che da anni ha fatto la scelta della lotta armata.

E’ difficile vedere tra i due attentati una relazione diretta. In altre parole, l’unico legame sta nel bersaglio (i cristiani) e nel giorno: la domenica, la festa dei cristiani appunto. Ma non è difficile scorgere la relazione indiretta, ma assai più profonda, che lega i loro autori.

Sia Al Shabaab sia Boko Haram si ispirano ad Al Qaeda e dell’organizzazione di Osama bin Laden hanno più volte accolto e protetto i superstiti, che sono per loro preziosi istruttori delle tecniche terroristiche. Sia la Somalia sia la Nigeria sono Paesi in crisi, con un potere centrale incapace di imporsi e una deriva islamista che fatica a essere contenuta. La Somalia sta proiettando l’ombra della propria disgregazione sul Kenya, complice la carestia che affama il Corno d’Africa, esaspera le popolazioni e favorisce spostamenti e migrazioni. La Nigeria, terra di enormi ricchezze petrolifere, sconta la divisione interna (il Nord musulmano, il Sud della corposa minoranza cristiana) ma anche l’inquietudine dei Paesi che la circondano, dal Ciad al Niger al Mali, solcati da movimenti indipendentisti in cui l’islamismo ha da tempo messo radici.

In questo quadro, i cristiani inevitabilmente diventano il primo obiettivo. Sono il simbolo di una cultura che l’islamismo detesta (Boko Haram vuol dire, alla lettera, “La cultura occidentale è peccato”) e, ancor più, i portatori di una radicale “diversità” rispetto alla visione corrotta dell’islam agitata dai terroristi: dove questi chiedono isolamento, potere esclusivo, autocrazia, discriminazione, i cristiani auspicano invece comunicazione, dialogo, inclusione. I cristiani, inoltre, tranne qualche sporadico caso di autodifesa in Nigeria, sono in genere disarmati, rispettosi del potere statale, pacifici. Oltre a essere un bersaglio ideale, insomma, sono anche un bersaglio facile.

Pare quindi credibile, purtroppo, l’ammonimento di chi (a cominciare dalle autorità Usa che, la settimana scorsa, avevano lanciato un allarme attentati in Kenya) prevede un intensificarsi della violenza. D’altra parte nel 1998 furono proprio gli attentati alle ambasciate americane di Nairobi (Kenya) e Dar as Salaam (Tanzania), e le centinaia di morti provocati allora dale prime auto-bomba, a far scoprire al mondo il pericolo Al Qaeda e a portare Osama bin Laden nella lista dei dieci criminali più ricercati dall’Fbi. Il virus, come si vede, continua a muoversi, a mutare e a colpire.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 30 aprile 2012

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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