DA OSLO A TOLOSA: L’EUROPA RAZZISTA

La polizia a Tolosa sul luogo della strage.

Breivik in Norvegia? Un pazzo isolato. Casseri a Firenze? Un pazzo isolato. L’assassino ancora sconosciuto che a Tolosa ha sparato sui ragazzi che uscivano da una scuola ebraica? Sarà un pazzo isolato anche lui. Peccato che tutti questi casi (e altri che potremmo citare) siano arrivati al culmine di una fase politica che, se non dichiaratamente razzista, era di certo venata di xenophobia.

La polizia a Tolosa sul luogo della strage.Nella Norvegia di Breivik (la strage è del 22 luglio 2011) il Partito del progresso (destra più che xenophoba) era da poco arrivato al suo massimo storico, il 23% dei voti, contro il 6% che aveva nel 1993. Nell’Italia di Casseri (13 dicembre 2011) aveva da poco raggiunto il culmine la politica dei “respingimenti”, poi giudicata illegittima e condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (febbraio 2012). Nella Francia dell’assassino di ragazzi ebrei si è scatenata una campagna elettorale in cui lo stesso presidente Sarkozy è andato alla rincorsa della neo-fascista Marine Le Pen vellicando il peggiore sciovinismo di Francia.

Immagino che gli ottimisti a oltranza non si arrenderanno. Vorrei allora ricordare che già nel 2008 una ricerca svolta in Europa dal Pew Research Center di Washington avvertiva che sul Continente era in forte aumento sia il sentimento anti-islamico sia quello anti-semita, all’interno di una tendenza razzista generale. Se i musulmani, solo per fare qualche esempio, erano visti negativamente dal 52% degli spagnoli, dal 50% dei tedeschi e dal 38% dei francesi, gli ebrei erano mal giudicati dal 46% degli spagnoli, dal 25% dei tedeschi e dal 20%dei francesi.

Un quadro vergognoso per l’Europa crogiolo dei popoli, ma molto chiaro nella sua lezione: quando si varano politiche basate sull’ostilità pregiudiziale allo straniero, si sa dove si comincia ma non dove si finisce. Si parte con l’immigrato marocchino o con l’idraulico polacco (molto temuto durante le precedenti presidenziali francesi e di recente di nuovo usato come spauracchio in Olanda dal razzista Wilders) e magari si arriva a (ri)scoprire il profilo semitico del vicino di casa.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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