Per la prima volta Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia di Birmania e premio Nobel per la Pace, ha potuto usare la televisione di Stato per rivolgersi agli elettori. L’appello, della durata di sei minuti (ognuno dei 17 partiti in lizza ha diritto a 15 minuti di spazio Tv), è stato relativamente libero.
Un paragrafo del discorso è stato censurato (una regola tassativa della campagna elettorale è di evitare qualunque cenno che suoni di discredito all’esercito, a cui va di diritto il 25% dei seggi del Parlamento) ma Aung San Suu Kiy ha potuto esprimere critiche piuttosto severe sulla situazione del Paese e chiedere l’abrogazione delle leggi repressive, un sistema giudiziario indipendente, libertà totale per i media, una maggiore assistenza sociale e alcune modifiche alla Costituzione redatta nel 2008 sotto la supervisione dell’esercito.
Il discorso della Premio Nobel (rimasta agli arresti domiciliari o in prigione dal 1989 al 2007 e poi di nuovo dal 2009 al 2010) è stato riversato su Internet ancor prima di uscire sui canali televisivi ufficiali di Stato della Birmania.