LA COREA DEL NORD CEDE AI CELLULARI

Il logo dell'operatore coreano Koryolink.

Per essere un Paese dove solo il 10% della popolazione ha un telefono proprio e in cui le prime cabine telefoniche pubbliche, peraltro solo nella capitale Pyongyang, sono comparse nel 1990, la Corea del Nord sta facendo sorprendenti passi avanti con la telefonia cellulare.

Il logo dell'operatore coreano Koryolink.

Breve riassunto storico. I telefoni cellulari furono introdotti in Corea del Nord nel 2002, e subito con un certo successo: meno di un anno dopo già 20 mila coreani ne possedevano uno. Ma nel 2004, di colpo, sui cellulari calò il bando del regime: non s’è mai capito bene perché ma una delle ipotesi più accreditate è che proprio un cellulare fosse servito per far detonare una bomba che, in una stazione ferroviaria, arrivò vicina a uccidere il dittatore Kim Jon Il.

Passata la paura, e cioè nel dicembre 2008, riecco i cellulari. Questa volta il regime ha pensato bene di farsi aiutare da una grande azienda del settore, la Orascom dell’egiziano Naguib Sawiris, fino a non molto tempo fa azionista di maggioranza della “nostra” Wind. La società che ora gestisce la telefonia cellulare in Corea del Nord si chiama Koryolink ed è per il 75% di proprietà Orascom e per il 25% dello Stato nordcoreano. Anche questa volta il successo è stato immediato: gli abbonati sono già un milione, in crescita costante.

Come in tutte le dittature, soprattutto in quelle che fanno vivere la gente in miseria come questa, un fenomeno in apparente contraddizione con la politica di regime provoca tutta una serie di aggiustamenti, formali e informali. I coreani dotati di cellulare devono rassegnarsi, tra le altre cose, a ricevere telefonate e messaggi testuali di propaganda del Governo. E a pagare la bolletta (che mediamente ammonta a circa 14 euro al mese) in valuta straniera. In teoria, bisognerebbe procurarsela solo dai cambiavalute ufficiali, perché il cosiddetto “cambio nero” è vietato dalla legge. Nella pratica, nessuno lo fa, perché il cambio ufficiale è assai più caro. Così il regime tollera il cambio nero che, anche attraverso le bollette dei cellulari, comunque gli procura quella valuta pregiata di cui ha gran bisogno.

Naturalmente non si parla di smart phone e, quindi, nessun collegamento Internet è disponibile ai privati. Nel 2005 è stato aperto il primo Internet Cafè della capitale Pyongyang, “appoggiato” a un satellite nordcoreano. Ma i contenuti della navigazione sono sottoposti alla censura del regime.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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