Quale sarà la ragione per cui da più di trent’anni un regime autoritario e inefficiente come quello degli ayatollah dell’Iran resiste a guerre, sanzioni, crisi economiche, ostilità internazionali e proteste di parte della popolazione? Le ragioni sono molte. Una, per esempio, è la disponibilità di gas e petrolio con cui pagare i conti. Un’altra, secondo me tenuta in troppo scarsa considerazione, è la costante persecuzione della comunità sciita all’interno dell’islam. Persecuzione che fa dell’Iran, unico Paese a maggioranza sciita al mondo (accanto all’Iraq, dove gli sciiti sono più numerosi dei sunniti ma dover sono presenti anche i curdi), il faro di una comunità molto compatta.
Gli sciiti (da shi’a al Alì, la fazione di Alì) sono circa il 10% di tutti i musulmani del mondo. Ma basta scorrere le cronache per capire quanto siano presi di mira dai loro “fratelli” musulmani di altra tendenza. La grande ricorrenza sciita dell’anno è l’Ashura, decimo giorno del mese di Muharram, giorno della morte in battaglia di Hussein, nipote di Maometto e, per gli sciiti, suo erede naturale alla guida dell’islam. L’ultima Ashura è ricorda il 5 dicembre 2011: quel giorno, una serie di attentati uccise 35 pellegrini sciiti in Iraq e 55 a Kabul (Afghanistan). Altri 20 sciiti uccisi a Baghdad (Iraq) il 10 gennaio. Il 15 gennaio 21 sciiti uccisi da una bomba durante una processione in Punjab (Pakistan) e 55 a Bassora (Iraq).
E ancora: la repressione in Bahrein, realizzata dalle forze armate dell’Arabia Saudita (dove domina il wahabismo, una sorta di estremismo sunnita) è stata esercitata a spese degli sciiti, che sono la maggioranza della popolazione me sono dominati daun’oligarchia autoritaria sunnita. Almeno 50 morti. Passiamo allo Yemen: pochi sanno che le cellule di Al Qaeda (Osama Bin Laden era saudita e, appunto, wahabita) hanno usato le armi anche contro la minoranza sciita, diffusa soprattutto nel Nord del Paese.
E ancora: in Egitto, proprio nel giorno di Ashura, la polizia ha cacciato centinaia di sciiti dalla moschea intitolata a Hussein (si dice che vi sia conservata la testa recisa del nipote di Maometto) proprio durante le celebrazioni che sono il culmine di 40 giorni di digiuno e preghiera. Se la passano male anche i pochi sciiti della Striscia di Gaza, dove la milizia di Hamas, che pure intrattiene rapporti “cordiali” con l’Iran, ha spedito all’ospedale decine di sciiti che celebravano l’Ashura.
Ci sono poi i casi opposti che, per paradosso, rischiano di non essere meno esplosivi. In Libano gli sciiti, per decenni confinati negli strati più poveri della popolazione, sono ormai la forza determinante, anche grazie al ruolo svolto da Hezbollah nel contrastare e attaccare Israele. Ma se la minoranza alawita (una setta dello sciismo) di Assad in Siria continua nelle sue stragi, i segnali di rappresaglie e vendette a sfondo etnico-religioso, che già s’intravvedono, potrebbero far deflagrare il Paese e trasferirsi anche in Libano.
Sappiamo tutti quanto abbia contato e conti, nella storia recente degli ebrei, la constatazione di essere una minoranza emarginata e perseguitata. Qualcosa di simile, anche se limitato al mondo islamico, lavora da secoli anche sullo spirito degli sciiti. L’Iran, in poche parole, non è solo uno Stato canaglia. E’ uno Stato canaglia che per molte persone è un ideale di sicurezza e libertà. Buffo ma vero.