AFGHANISTAN, QUANTO PESA LA SFIDUCIA

Realizzato nel maggio 2011 da Jeffrey Bordin, uno scienziato del comportamento dell’esercito, ma declassificato solo ora, il rapporto intitolato A Crisis of Trust and Cultural Incompatibility (Una crisi di fiducia e di incompatibilità culturale) getta una luce abbagliante, e quindi sinistra, sul pessimo stato dei rapporti tra le truppe locali e quelle occidentali, in particolare americane, in Afghanistan.

La questione è cruciale, perché il punto di vista specifico delle relazioni (pessime) tra soldati, autoctoni e invasori, locali e stranieri, rimanda direttamente alla questione, altrettanto spinosa, della fiducia della popolazione nel “nuovo corso” post-talebani. Anche perché le truppe della missione Nato addestrano i soldati afghani a proteggere in futuro l’Afghanistan, proprio come, almeno in un certo senso, la missione civile di ricostruzione del Paese “addestra” gli afghani a gestire l’Afghanistan da soli.

Il rapporto di Bordin, da questo punto di vista, non lascia molte speranze. Lo studioso ha documentato la morte violenta di 58 soldati occidentali, uccisi da colleghi afghani in 26 diversi attacchi. Pari al 6% di tutte le perdite della missione Isaf nello stesso periodo. L’episodio più agghiacciante è quello del 27 aprile 2011, quando all’aeroporto di Kabul il colonnello Ahmed Gul uccise 8 ufficiali americani e un contractor prima di scrivere “Dio è grande” sui muri con il loro sangue e suicidarsi.

Il caso di Gul, però, non deve far pensare a motivazioni politiche o religiose. Non solo, comunque, anche se è chiaro che gli infiltrati esistono. I contrasti tra afghani e occidentali scoppiano soprattutto per il ribollire di una sfiducia reciproca basata su problemi pratici (il tasso di analfabetismo nell’esercito afghano è del 90%, e pochissimi tra i soldati Isaf parlano pashtun o dari), sulle diverse abitudini e su culture che non riescono a integrarsi.

Una volta interrogati, i soldati dell’una come dell’altra parte (613 afghani e 215 americani, più 30 interpreti afghani) hanno espresso in modo perfettamente speculare lamentele per comportamenti sul campo e veri pregiudizi. Gli afghani accusano gli occidentali di compiere operazioni che spetterebbero a loro, di non rispettare le donne (mettendo a rischio tutti), di non lasciar passare i malati ai posti di blocco, di sparare in modo indiscriminato ogni volta che si sentono minacciati o attaccati, di occupare le strade anche a discapito dei convogli militari dell’esercito afghano, e così via, compresa l’abitudine di imprecare di continuo e di rifiutare qualunque consiglio da parte dei colleghi afghani,di sparare senza ragione su cani e gatti, di orinare in pubblico, di non punire mai i soldati che abusano dei civili o li uccidono.

Per gli americani, invece, i soldati afghani sono drogati, ladri, vigliacchi, traditori, infidi, incapaci di controllarsi in combattimento, disorganizzati, pigri e così via. Le cose vanno un po’ meglio tra le unità d’élite come le forze speciali che, soprattutto sul lato americano, prima di andare in missione hanno ricevuto almeno un’infarinatura di preparazione sulle abitudini degli afghani e i cui ufficiali parlano almeno un minimo della lingua locale. Ma evidentemente non basta. E il detto dari “shona-ba-shona”, spalla a spalla, usato come slogan per le operazioni comuni, sembra alludere a una convivenza forzata e infruttuosa piuttosto che a una efficace collaborazione.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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