E così, guarda combinazione, sarà molto difficile esigere, da chi ha riportato in Italia capitali sottratti al fisco grazie allo scudo fiscale di Giulio Tremonti, anche quel misero 1,5% di tassa previsto dalla peraltro severa Manovra Monti.
Tre le ragioni principali della difficoltà:
1. chi ha portato indietro i capitali potrebbe nel frattempo averli già investiti in altre operazioni finanziarie 2. per applicare l’imposta dell’1,5%, l’Agenzia delle Entrate dovrebbe ricevere una segnalazione sull’identità di coloro che hanno riportato in Italia i capitali, mentre le norme dello “scudo” prevedevano il totale anonimato per l’evasore pentito 3. gli intermediari finanziari (banche, commercialisti, ecc. ecc.) che realizzarono, per i loro clienti, le operazioni di rientro dei capitali, potrebbero non essere più in grado di raccogliere la tassa dell’1,5%: o perché il cliente ha cambiato intermediario o perché il cliente ha ritirato o investito altrove i capitali.
Tutto questo conferma quanto ho sempre detto e scritto: che lo scudo fiscale di Tremonti è stato una fregatura per l’Italia dei cittadini onesti. Non un’operazione economica ma un’operazione politica, un favore fatto all’elettorato del PdL.
Gli scudi varati da Tremonti sono stati tre: 2001, 2003 e 2009. Anche al profano paiono chiare alcune cose. Come si può pensare che tra quei capitali esportati illegalmente all’estero non ci siano anche quelli frutto di attività criminose e comunque illegali? Come si può credere che i capitali portati fuori dal Paese in tempi meno difficili siano pronti a rientrare e a essere investiti nel Paese in tempi più difficili? Come si fa a non cogliere il nesso tra la politica degli scudi e il record storico di evasione fiscale, raggiunto in Italia nel 2010 con 49,2 miliardi di euro (più 46% rispetto al 2009), e il record storico di imposizione fiscale sui redditi da lavoro ( nel 2010 il cuneo fiscale è arrivato al 46,9%, cioè lo 0,4% in più rispetto al 2009)?
Comunque sia, molti italiani avevano convenienza a credere a quelle panzane, e anche per quelle ci ritroviamo con le pezze al sedere. Ma quanto avviene oggi, con l’impossibilità quasi conclamata di tassare i capitali “scudati”, conferma quanto scrivevamo allora. Una somma, se non puoi tassarla, non puoi nemmeno rintracciarla. Molto semplicemente, non sai dov’è, né che cosa stia producendo. Quindi i capitali rientrati in Italia pagando un misero obolo a quest’ora sono probabilmente diventati altre case a Montecarlo, altri investimenti all’estero, altri fondi per le attività di mafia, camorra e delinquentume vario. Con una differenza, però: grazie a Tremonti e ai suoi, nel passaggio sono stati ripuliti e legalizzati. Sereni loro. Cornuti e mazziati noi e lo Stato.