Il professore-senatore-premier presenta la sua manovra “lacrime e sangue” ed ecco che cosa succede nel giro di poche ore: lo spread (il differenziale con i titoli di Stato tedeschi) scende sotto quota 380 per la prima volta da ottobre, il rendimento dei Btp scende di 1 punto (dal 7 al 6%) e la Borsa cresce del 3%. Esattamente il contrario di quanto succedeva negli ultimi mesi del Governo Berlusconi, il geniale statista che pochi giorni prima di lasciare la poltrona ancora dichiarava: “I ristoranti sono pieni e gli aerei anche, quindi la crisi non esiste”.
I mercati, dunque, premiano la Manovra Monti. E non c’è da stupirsi: quando uno dei tuoi clienti è pieno di debiti (e il debito dell’Italia, 1.900 miliardi di euro, è il più grande d’Europa e uno dei più grandi del mondo), vederlo tirare duramente la cinghia ti rasserena e ti fa sperare di recuperare i tuoi crediti. Il fatto che i mercati internazionali abbiano più fiducia nell’Italia è, ovviamente, cosa positiva per tutti. Ma noi italiani dobbiamo essere per forza felici e contenti della Manovra Monti?
Io, personalmente non lo sono. Non sono un economista ma mi pare che per larga parte questa manovra avrebbe potuto benissimo vararla Berlusconi, se solo avesse avuto le palle per fare politica e non solo retorica. Le pensioni? Tutti sapevano che si sarebbe dovuto toccarle, solo la Lega diceva il contrario per ragioni di bottega. Ici, Imu e tassazione varia sulle case? Inevitabile, è l’unica via per far cassa alla svelta.
Alla fin fine, che cosa c’è di diverso da ciò che avrebbe p0tuto fare Tremonti o chi per esso? Vogliamo mettere sul blasone di Monti lo sconto alle aziende sull’Irap? E pure quel misero 1,5% di tasse in più sui capitali “scudati”, cioè frutto di evasione fiscale perdonata? Sapete che, secondo lo stesso ministero dell’Economia (versione Tremonti), il rientro medio dall’estero è stato di 100 mila euro a pratica. Il che vuol dire che, per ripulirsi con lo “scudo”, quei 100 mila euro avranno in totale (cioè compresa questa tassa di Monti) pagato appena 4 mila euro?
Andiamo, siamo sinceri, ci aspettavamo tutti di più e di meglio. Attaccarsi ai pensionati, ai pensionandi e al classico bene-rifugio delle famiglie, la casa (non tanto reintroducendo l’Ici ma alzando in quella misura le rendite catastali), è operazione per cui non valeva la pena di mettere insieme in un Governo tante teste fini. A questa Manovra Monti mancano tante cose. Per esempio, una patrimoniale sui redditi alti e altissimi, diciamo a partire dai 250 mila euro l’anno. Gli italiani ricchi nell’ultimo periodo hanno beneficiato di ogni agevolazione, dal lassismo dell’apparato fiscale agli “scudi” di vario genere. Non a caso, spiega l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’Italia è il Paese in cui il divario tra ricchi e poveri è uno dei più ampi in Europa.
Tra il 1985 e i giorni nostrii il reddito medio degli italiani è cresciuto dello 0,8% (media Ocse 1,7%), ma il 10% più povero della popolazione ha segnato un incremento limitato allo 0,2% (Ocse 2,3%), mentre il 10% più ricco ha avuto un aumento dell’1,1% (Ocse +1,9%). Il reddito dell’1% più ricco degli italiani, che nel 1980 valeva il 7% dell’intero reddito nazionale totale, nel 2008 era pari al 10% del totale. Lì c’era davvero del grasso in più.
Altra assenza clamorosa: il lavoro dei giovani. Quel pizzico di Irap in meno fatta pagare alle aziende ben difficilmente si tradurrà in opportunità per i giovani. Intanto perché i loro genitori (quelli come me, insomma) dovranno stare al lavoro più a lungo, occupando i posti. Poi perché lo sconto Irap, semmai, darà qualche frutto tra un po’ di anni: oggi le aziende hanno il collo tirato dalla crisi e ci vuol ben altro che un’elemosina fiscale per convincerle ad assumere. Infine, perché troppe volte, in passato, abbiamo visto certi “sconti”, concessi per favorire le attività produttive, tramutarsi in case a Montecarlo o in investimenti finanziari.
Purtroppo quello dei giovani è, per l’Italia, un problema in sé. La media dei disoccupati “under 25” nei Paesi dell’Unione Europea è del 21,4%. In Italia sfiora il 30%. Monti lo sa ma nella sua manovra non c’è niente in proposito.
L’Italia trascina l’Europa nel suo fallimento – Italy drags Europe into fall out – Italien zieht Europa in den Herbst heraus – L’Italie traîne l’Europe en tomber
Il tentativo europeo di salvare l’italia dal suo fallimento rischia di trascinare in un fall out terribile l’intera Eurozona.
L’agenzia internazionale Standard & Poor’s, infatti, ha messo sotto osservazione (creditwatch negative) i rating di ben 15 Paesi di Eurolandia in previsione di una moderata recessione che colpirà l’Eurozona nel 2012, eccetto l’Italia, naturalmente, per la quale si prevede invece una recessione di ben altro spessore durata e misura.
I popoli europei cominciano a porsi domande interessanti sul futuro dell’euro, sia inteso come concezione politica, che geografica, che economica e monetaria.
Un cittadino tedesco infatti, non riesce a comprendere perché egli debba sacrificare il credito internazionale della potenza economica tedesca ed i suoi personali e familiari interessi per salvare l’italia, un paese che fallisce miseramente a causa della corruzione politica e burocratica dilagante (fenomeno assolutamente fisiologico nel resto d’Europa che vede invece nell’utilizzo dei finanziamenti e nella gestione degli appalti pubblici cifre percentuali prossime alla totalità delle somme erogate per l’italia) e della oramai potentissima holding mafiosa italiana, prima azienda italiana per fatturato, in grado di assicurarsi il 90% dei grandi appalti pubblici italiani.
Un cittadino tedesco, ovvero un cittadino francese non riesce a comprendere perché con il sacrificio dei popoli francese e tedesco si dovrebbe salvare un paese che è ormai integralmente preda delle mafie e della prassi corruttiva:
se agli italiani piace vivere al di sopra delle loro possibilità, il cittadino europeo non comprende affatto perché debba essere chiamato a fare sacrifici enormi per pagare i debiti insoluti italiani, frutto non della crisi o della sfortuna, ma figli di uno stile di vita assolutamente errato, gravemente degradato, assai incivile e soprattutto, affatto considerabile come un “modello ed uno stile di vita europeo”.
Simili con i simili.
Questa è la prima regola di ogni aggregazione umana, di ogni popolo, di comunità sociale, di ogni paese e di ogni nazione civile che sia degna di questo nome.
Ma la similitudine difetta invero e, soprattutto nella parte più meridionale dell’italia, laddove lo stile di vita pare abbandonare decisamente le vesti europee e si copre di comportamenti assai deplorevoli e devastanti per la società italiana, come l’incredibile vicenda della Monnezza napoletana, ancor oggi sottoposta al vaglio attento delle istituzioni e della azioni europee, preoccupate della incapacità italiana di governare un semplice ciclo dei rifiuti in alcune regioni come ovviamente la Campania, ma anche la Sicilia, la Calabria ed ultimamente anche la regione Lazio, che ospita addirittura la capitale italiana, Roma.
A dire il vero, è tutta l’Europa del sud che si dimostra afflitta da questa degenerazione e maleducazione incivile, anche se, il caso italiano, si arricchisce di due fattori difficilmente eguagliabili in tutto il mondo civile:
l’elevazione della corruzione a sistema di vita e l’affermazione del metodo mafioso come regola generale.
Il cittadino tedesco resta sempre più perplesso dei sacrifici che dovrà sopportare per consentire ad un tale degrado umano di sopravvivere.
In effetti, l’attuale governo italiano ottiene un certo successo nelle borse mondiali proprio grazie al sostegno soprattutto di Francia e Germania, che attraverso la BCE stanno garantendo il debito pubblico sovrano italiano, la solvibilità italiana e la stabilità italiana.
Anche la FMI corre in soccorso del premier Monti, generando un nuovo clima di fiducia nella ormai fallita unità ed integrità italiana.
Eppure qualcosa non quadra ancora in tutta questa vicenda, nonostante i dubbi del cittadino tedesco, di quello francese e di quello europeo in generale.
Vediamo di eviscerarli questi fenomenali dubbi, uno per uno.
– Mafia, Corruzione ed Evasione Fiscale –
Il premier Monti non elenca mai queste due piaghe italiane nelle sue apparizioni pubbliche, pare che per Mario Monti, corruzione e mafie non esistano in Italia.
Infatti pare scomparso dal programma di questo governo ogni provvedimento anti-mafia ed anti corruzione.
Strano, alquanto strano, effettivamente.
Se mafia e corruzione sono fenomeni in grado di muovere enormi ricchezze in Italia, non si comprende perché il premier Monti non vada a cercare il recupero delle cifre da capogiro che rappresentano il giro d’affari di corruzione e mafia in Italia invece di massacrare ancora una volta famiglie ed aziende italiane, che sono state già gravemente ferite dalla crisi e dallo stato di mafiosità imperante e di libertà assente in cui versa l’economia italiana.
Perché una famiglia italiana deve vedere ancora una volta mortificata il proprio futuro pensionistico, e deve subire un ulteriore aggravamento della già delirante pressione fiscale esistente?
Per fare forse un piacere alle famiglie e alle aziende mafiose?
Ed a quale titolo e con quale presunzione arrogante si impone un analogo sacrifico alle famiglie ed alle aziende tedesche e francesi?
Perché i sempiterni mali italiani li debbono sempre pagare i soliti fessi e mai i soliti furbi, li pagano sempre le famiglie e le aziende sane ed invece mai e poi mai viene addebitato un euro o lira che sia alle famiglie e le aziende mafiose, alle famiglie dei politici e dei burocrati corrotti ed incapaci?
E perché non si approfitta oggi della favorevole posizione derivante dalla crisi in atto per cancellare una volta per tutte mafia e corruzione dal vocabolario corrente italiano?
– L’illegalità diffusa, i ritardi e le assenze della Pubblica Ammininstrazione, le lentezze burocratiche e la (in)giustizia italiana –
Parliamoci chiaro:
la delocalizzazione delle aziende italiane all’estero, la fuga dei cervelli italiani all’estero ed il mancato ingresso di finanziatori esteri in Italia sono fenomeni sociali, economici ed umani mortali che non possono essere addebitati alla sola presenza delle potentissime organizzazioni mafiose ed al pur dilagante fenomeno corruttivo, ma fanno i conti con una illegalità assai diffusa e purtroppo in molti casi anche tollerata, se non addirittura sostenuta e condivisa, come pure gli impossibili ritardi o le vere e proprie assenze del servizio pubblico incarnato dalla Pubblica Amministrazione sia locale che nazionale, come anche le intollerabili lentezze burocratiche ed amministrative che pare siano messe lì apposta per invitare (meglio dire per estorcere) il malcapitato a superarle con una tangente corruttiva, come pure l’incredibile giustizia italiana, che uno studio del CNR definì come tra le più arretrate d’Europa, appunto.
Tutta questa matassa di fenomeni italiani assai intrecciati fra di loro rende impossibile una vita normale delle famiglie e delle aziende che decidessero di intraprendere l’avventura della vita terrena ovvero l’alea di una attività imprenditoriale in Italia.
Eppure, anche delle soluzioni che urgono per eliminare tali ingorghi sono assenti ingiustificate dalla azione del governo Monti, che di liberalizzare e riformare il mondo del lavoro e della vita in questo paese anormale, pare abbia dimenticato l’urgenza ed addirittura, l’esistenza.
Nessuna riforma strutturale, ne tanto meno, alcuna liberalizzazione delle professioni, delle arti e delle attività sottoposte a licenze pubbliche si impone nell’agire dell’esecutivo italiano:
il paese non viene così ammodernato e reso competitivo sul piano internazionale.
– La Spesa Pubblica, il Parassita Pubblico ed il Debito Pubblico –
L’imponente massa di dipendenti pubblici e di cariche politico-amministrative che gravano pesantemente sulla spesa pubblica come nella costruzione del debito pubblico, avvisano il presente che non è possibile tentare il salvataggio del paese in queste condizioni di spesa pubblica indecente e soprattutto, improduttiva e parassita.
Ma anche in questo caso, il governo Monti, l’attuale esecutivo italiano in carica attualmente, non offre alcuna soluzione di riduzione drastica ed immediata della spesa pubblica e di contenimento del debito pubblico che passi attraverso un salasso doveroso e necessario della pubblica amministrazione, elemento indicato fra le cause primarie del fallimento italiano nel suo peso e nella sua inefficienza cronica e conclamata.
Se l’Inghilterra per venir fuori dal rischio di downgrade e di fall out avviò anch’essa dopo aver cambiato governo una notevole riduzione della spesa pubblica taglia di ben 81.000.000.000 di sterline e la perdita di circa mezzo milione di posti di lavoro, ma programmando un rientro in sostanziale pareggio dei conti pubblici entro l’attuale legislatura, non si comprende perché l’Italia, causa e movente del paventato fallimento europeo e del prossimo possibile downgrade di ben 15 paesi europei, non debba imporre altrettanti sacrifici.
L’Italia deve urgentemente tagliare l’enorme e spropositato numero di posti di lavoro pubblici in una quota che va da un terzo sino ed oltre la metà dei suoi dipendenti pubblici, come pure deve urgentemente asciugare drasticamente ogni aspetto dell’intervento statale nella vita del paese (imponendo la regola che ognuno paga per i propri errori – esempio: paghino i napoletani il costo ed il danno della loro ingovernata monnezza e non tutti gli italiani indiscriminatamente, comprese e soprattutto quelle popolazioni che invece governano virtuosamente il loro ciclo dei rifiuti come la loro amministrazione locale ), ogni presenza ossessiva e devastante del pubblico nel privato.
Eppure, di queste misure, non si trova alcuna traccia nel governo Monti, affacciatosi alla ribalta con una misera manovra di un quarto di miliardo di euro, derivante da pochissimi tagli alla spesa pubblica e troppi aumenti della pressione fiscale sui soliti fessi, visto che chi le tasse le evadeva prima della crisi, non le pagherà certamente oggi, che la crisi c’è e si sente.
Insomma, l’ingiustizia sociale di cui si vestono le azioni del premier Mario Monti, si scontra con le altisonanti e roboanti indicazioni di indirizzo politico dell’esecutivo alla coesione sociale e alla giustizia sociale preannunciate dal Monti stesso.
Oltre ovviamente alla “strana dimenticanza” della esistenza di mafie e corruzione in quantità industriali in un paese di furbetti che tace alla solidaristica e generosa Europa che esiste un altro debito pubblico italiano grande almeno quanto il primo e originato dal malgoverno locale, regionale, provinciale e comunale.
E allora torna la domanda iniziale:
perché un cittadino tedesco, un cittadino francese o un cittadino europeo dovrebbe sacrificare il proprio futuro rovinare la serenità e compromettere la stabilità delle proprie famiglie come delle proprie aziende per salvare una tale ecatombe di guai e di difetti incorreggibili ed incorretti che si definisce come l’Italia?
Ma se l’Italia non procede per prima lungo la strada dei tagli e delle riforme, delle liberalizzazioni e della pulizia morale, perché il cittadino europeo dovrebbe essere costretto a pagare il conto delle mafie e dei corrotti?
Interrogato il morte, nessuno rispose.
Ovviamente.
L’Italia trascina l’Europa nel suo fallimento, ma forse sono molti i cittadini europei ed italiani affatto inclini a pagare il conto di una casta politica allucinante, sulla quale si è potuto fondare un impero della illegalità e della punizione ingiusta della meritocrazia fatto di politici e burocrati corrotti e di mafiosi molto ricchi e potenti.
E se la politica e la burocrazia sono corrotte, che paghino loro il debito pubblico che si è costruito per saziare il loro infinito appetito.
Che paghino le classi dirigenti italiane il prezzo della loro incapacità e/o disonestà.
Senzadubbiamente.
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X
Caro Fulvio, di economia sono inesperto più di te, e quindi faccio spesso riferimento al tuo conterraneo Oscar Giannino, alla cui onestà e cultura do molto affidamento. Giannino, accanto ad alcuni punti positivi (a parte la prioritaria necessità di rassicurare tedeschi e francesi in vista del 9 dicembre) lamenta la mancanza assoluta di provvedimenti per la crescita basati sulla rimodulazione delle tasse a imprese e lavoratori, tema sul quale da anni si spende credo a ragione. In secondo luogo mancherebbe nella manovra l’abbattimento del debito pubblico attraverso drastiche cessioni del patrimonio pubblico affidate a un fondo immobiliare chiuso.
Senza queste condizioni, egli teme che la pur necessaria manovra finirà per essere insufficiente. Staremo a vedere, l’impressione è che Monti navighi in una barchetta assai fragile, legata agli umori della gente. Non appena lo scontento, che tocca tutti in qualche modo, diventerà un grande coro anche orientato demagogicamente dai partiti, egli e tutti noi rischieremo di affondare una volta per tutte in un mare di irresponsabilità. Io credo che il debito pubblico che è la nostra palla al piede, abbia fatto comodo a tutti e tutti dovremmo considerarcene complici; è da quando sono bambino che sento dire che così non si può andare avanti, eppure non c’è stato governante pro-tempore che non abbia messo la sua pietra nella sua enorme costruzione. Di che ci lamentiamo dunque, se li abbiamo votati noi, e sono la nostra perfetta espressione? Comunque, meglio mangiare pane nero piuttosto che non mangiare nulla…ma l’impressione è che molti che anche a ragione si lamentano, non si rendano conto che le cose possono evolvere molto in peggio, diciamo anche dieci volte peggio. Perciò darei tempo a Monti, che deve ancora fare tantissimo lavoro, siamo solo all’inizio. E che purtroppo non dispone di altro potere eccezionale che non sia legato alla sua personale popolarità, cosa che potrebbe però venire meno, data la ben nota psicolabilità degli italiani. Perciò dico: aspettiamo a vedere, visto che siamo a un passettino dal baratro, e diamo tempo al Prof Monti…