L’ITALIA, L’IRAN, IL PETROLIO, LE SANZIONI

Giovedì 1 gennaio, riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea a Bruxelles. Sul tavolo, il problema Iran: l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica ha certificato che gli ayatollah non hanno smesso di lavorare all’uso militare del nucleare e i Paesi Ue devono ora decidere se inasprire le sanzioni contro Teheran e, soprattutto, se passare all’embargo contro il petrolio dell’Iran.

Sarebbe questa, infatti, l’unica misura davvero efficace per esercitare un’adeguata pressione sull’Iran e sulla sua scombiccherata economia. Il petrolio forma l’80% delle esportazioni iraniane ed è dunque il pilastro insostituibile della vita finanziaria del Paese e la chiave della sopravvivenza del regime. Proprio per questo, però, il petrolio iraniano (con 2,6 milioni di barili al giorno l’?Iran è il terzo esportatore al mondo) è prezioso anche per molti altri Paesi. E’ vero, i due terzi di quel petrolio vengono venduti in Asia, soprattutto in Cina e Giappone. Ma 450 mila barili ogni giorno finiscono in Europa, in quell’Europa che ora, per punire gli esperimenti nucleari dell’Iran, dovrebbe decidere di rinunciarvi.

Problema per l’Italia nel problema per l’Europa. Perché il nostro Paese, con 183 mila barili al giorno, è il principale importatore europeo di petrolio iraniano, seguito a distanza ravvicinata dalla Spagna (137 mila barili) e a distanza abissale da tutti gli altri. Il 13,3% del petrolio che consumiamo arriva dall’Iran, quota di poco inferiore a quella che importiamo dalla Russia (16,2%), dall’Arabia Saudita (13,7) o dall’Azerbaigian (17,9%). Abbiamo ridotto di un 2% rispetto al 2010, ma se pensiamo a quanto abbiamo tuonato finora contro l’Iran la riduzione è risibile, soprattutto se pensiamo che Germania e Gran Bretagna hanno in pratica azzerato le importazioni e che la Francia le ha ridotte al 4% dei propri consumi.

Fino a qualche tempo fa l’Italia importava il 24% del proprio petrolio dalla Libia di Muammar Gheddafi. Ma la guerra ha cambiato tutti gli scenari e, come si vede, non a vantaggio dell’Italia. Quindi come voterà la nostra diplomazia se bisognerà decidere  di inasprire le sanzioni contro l’Iran? Voteremo a favore dell’embargo (e della sicurezza nucleare), correndo il rischio di veder salire i prezzi dell’energia in piena crisi economica, o proteggeremo il nostro mercato lasciando correre gli esperimenti atomici degli ayatollah?

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top