GRECIA E ITALIA… ORA TOCCA ALLA SPAGNA 1

Nel giro di pochi giorni, i tre Paesi più pericolosi per la stabilità dell’economia europea, Grecia, Italia e Spagna, avranno cambiato Governo e assetto politico. In Grecia è stato nominato un primo ministro tecnico, anzi tecnicissimo: Lucas Papademos, economista ed ex vice-governatore della Banca centrale europea. In Italia è arrivato Mario Monti, altro economista e tecnico ma non digiuno di politica, visto che è stato per due volte commissario europeo. In Spagna… ancora non si sa, ma si vota domenica ed è certo che, comunque vada (ma probabilmente con una vittoria delle opposizioni), l’era di Luis Zapatero è giunta al termine.

Madrid, una coda davanti all'ufficio di collocamento.

Ha un senso accomunare questi tre Paesi in un’unica crisi? Sì e no. Sì perché di fatto costituiscono l’intero fianco Sud dell’Europa. Sì perché tutti e tre soffrono di un’eccesso di indebitamento. Ma no per tante altre ragioni.

L’Italia ha il debito più pesante in Europa (circa 1.900 miliardi di euro) ma è un debito che ha cominciato ad accumularsi in anni ormai anche lontani, gli anni Ottanta del famoso Caf (Craxi-Andreotti-Forlani), e che è stato davvero affrontato solo in un’occasione: quando altri Governi, più o meno tecnici, attuarono una rude politica di sacrifici per far entrare l’Italia nell’Euro.

La Grecia aveva cominciato a far debiti anche prima dell’ingresso nell’euro, ma si è davvero scatenata solo dopo. Per fare un esempio: i salari del pubblico impiego sono raddoppiati nello scorso decennio e il Paese (11 milioni di abitanti) ha accumulato debiti pari a 31 mila euro per abitante. In tutto, però, si tratta di 340 miliardi di debiti, una cifra che un’Europa in salute potrebbe assorbire.

Ancora diverso il caso della Spagna. Per varare l’euro, i Paesi dell’Unione Europea accettarono il cosiddetto “patto di stabilità”, cioè si impegnarono a chiedere ogni anno prestiti per un importo mai superiore al 3% del Pil (Prodotto interno lordo) e a contenere l’indebitamento globale entro il 60% del Pil. L’euro fu introdotto come moneta contante nel 2002 e nel 2007 la Spagna, che al momento del varo aveva un debito pari al 62,3% del Pil, era già scesa a un indebitamento pari al 36% del Pil.

Luis Zapatero.

 

Meglio, molto meglio di quanto andasse a quell’epoca la stessa Germania, che violò la fatidica soglia del 3% nel 2001, 2002, 2003, 2004 3 e 2005. Purtroppo oggi i Buoni del Tesoro spagnoli a dieci anni, per farsi acquistare dagli investitori, devono pagare un interesse del 6,3% mentre quelli tedeschi, assai più solidi e apprezzati, concedono un mero 1,8%. Che cos’è successo, dunque?

La Spagna ha fatto in questi anni un percorso inverso a quello dell’Italia. Da noi le famiglie hanno risparmiato e lo Stato ha speso in modo folle. In Spagna, lo Stato si è comportato saggiamente ma le famiglie sono come impazzite. Il boom economico spagnolo ha generato un’euforia consumistica ben rappresentata dalla bolla immobiliare: tra il 2004 e il 2008 il prezzo delle case è cresciuto del 44%. Il che, unito a una maggiore circolazione della ricchezza, ha spinto verso l’alto i salari ma anche accelerato la tendenza a chiedere mutui sempre più onerosi. Tra il 1999 (quando l’euro fu introdotto come unità di conto virtuale) e il 2008 il costo del lavoro in Spagna crebbe del 36%. Scoppiata la bolla e arrivata la crisi, ecco il risultato: il debito privato in Spagna è pari a circa due terzi di quello dello Stato.

(1.continua)

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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