MONTI E LA UE? MEGLIO DI SCILIPOTI E PDL

Facili alla depressione come all’entusiasmo, gli italiani hanno rinfrescato la loro fama di “latini” nei lunghi giorni del fallimento di Berlusconi. Prima Monti è stato accolto con l’uomo della Provvidenza (e visto quel che hanno combinato i primi due così chiamati, è meglio fare gli scongiuri), poi abbiamo cominciato a mugugnare sul fatto che siamo stati commissariati dalla Bce (Banca centrale europea) e così via.

L'onorevole Domenico Scilipoti con Silvio Berlusconi.

Verrebbe da rispondere: perché, era meglio essere commissariati da Bossi e Scilipoti? Allo stesso modo, abbiamo festeggiato in piazza la caduta del Cavaliere come se fossimo stati noi a cacciarlo, come una seconda Liberazione (e qualcuno il vergognoso paragone l’ha pure fatto). La verità è ben diversa: il Governo di Berlusconi non l’abbiamo cacciato noi elettori italiani, imprigionati nel sistema elettorale giustamente definito “porcata” (una delle tante prodotte da Silvio&C), ma l’hanno scalzato i mercati, gli investitori internazionali, le relazioni commerciali globali, che gli hanno tolto la fiducia molti mesi fa. La lunga agonia di Silvio è servita solo a difendere le sue proprietà personali e a bruciare centinaia di miliardi di ricchezza italiana, i risparmi delle famiglie.

Commissariati, dunque? Privati della sovranità nazionale? Soggiogati? Queste sono le sciocchezze che diranno i vari Ferrara, Feltri, Sallusti, Minzolini. La realtà è diversa, e non da oggi. Viviamo in un sistema economico globale, completamente interconnesso. Le ultime crisi finanziarie ce lo hanno dimostrato. Nel 1998 l’onda dei default partì dall’Asia, travolse la Russia (che si dichiarò, appunto, incapace di pagare i debiti) e arrivò a sfiorare l’Europa. Nel 2008 è andato tutto al contrario, da Ovest verso Est: crollo della finanza americana, poi di quella europea, e preoccupazione anche in Cina e in tutta l’Asia. A certi livelli di crisi, qualche Paese annega ma nessuno si salva dagli schizzi.

E’ la globalizzazione, bellezze! E non si può prenderla a pezzi e bocconi, scegliendo fior da fiore. Se vuoi l’ombrello dell’euro, se vuoi che la Bce compri i tuoi Buoni del Tesoro anche quando il mercato li rifiuta, poi devi dare qualcosa in cambio. Se vuoi vendere  le Ferrari in Cina, dovrai ben dare qualcosa in cambio ai cinesi. E così via, persino nelle guerre: se vuoi mettere la tua parola sulla Libia, devi spedire anche tu i caccia a bombardare Gheddafi.

In questo sistema globale non c’è posto per i furbetti solitari. Neanche per quelli grandi e grossi. Non è un caso se la crisi finanziaria degli Usa è arrivata in coda agli otto anni del neo-imperalismo di George Bush e dei suoi, gli anni in cui il motto era: l’America fa quel che vuole e quel che deve, chi ci sta ci sta. Il sistema ti salva, come sta facendo con la Grecia, l’Italia e la Spagna dopo averlo fatto con l’Irlanda e il Portogallo, ma non gratis: per cui, se non sai maneggiare un debito da 1.900 miliardi di euro e, anzi, dai la sensazione di essere buono soprattutto a ingrandirlo, caro Silvio prendi e te ne vai.

Invece di lamentarci e di fare i sussiegosi, dovremmo essere grati alle istituzioni internazionali che ci hanno costretti a cambiare strada prima che fosse troppo tardi. La causa dei nostri problemi siamo noi, e nessun altro.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, inutile negare che siamo di fronte a obbighi ineludibili, che Berlusconi ha fallito perché non in grado di gestire il debito pubblico o di promuovere la famosa crescita, che tutti tifiamo per l’uomo della provvidenza (ahimè sì) Monti. Però ci si chiede come farà appunto il povero prof a resistere col solo prestigio e capacità personale e l’appoggio del buon Napolitano alle pressioni inevitabili che gli verranno da ogni dove, partiti e gruppuscoli, “parti sociali” (ah, le parti sociali…) consorterie, corporazioni ecc.ecc.ecc. Come farà visto che il suo incarico è pro tempore e soprattutto il suo potere è del tutto limitato e in balìa degli umori altrui? Meglio sarebbe che risolta qualche grana più grossa si presenti a elezioni, sperando che vinca alla grande, ma poi con quale legge elettorale? e con quali poteri, visto che in una cosa almeno Berlusconi ha ragione, nell’affermare che un premier in Italia, a parte le raccomandazioni, ha ben poca capacità di comando? Qui ci vuole l’italico stellone, temo…

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    temo anch’io… ho un’unica, parzialissima consolazione: le economie sono ormai così interconnesse che prima o poi la pecora nera viene ricondotta nel gregge, per una mera questione di interesse. Monti, d’altra parte, a voler essere onesti, non è una scelta: è una necessità. Abbiamo scelto Monti tanto quanto chi sta per annegare sceglie la marca del salvagente.
    Ciao, sù con la vita 🙂
    Fulvio

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top