SILVIO VA MA NON C’E’ NIENTE DA RIDERE

Scusate ma non c’è niente da ridere. Le feste di piazza, i fescennini, le bandiere, e pure qualche incivile monetina che vola, insomma i frizzi e lazzi che in queste ore accompagnano le dimissioni di Silvio Berlusconi, sono fuori luogo. E se una volta, in un momento comunque drammatico per tutti, noi italiani provassimo a esser seri?

Silvio Berlusconi al Quirinale ma tre anni fa, quando si insediò il suo Governo.

Non solo per rispetto a lui, il Cavaliere, anche se ha governato male, malissimo. Ma per milioni di italiani che, con il voto, gli hanno consegnato la loro speranza (questa sì sincera, forse ingenua ma condivisibile) in un “nuovo miracolo italiano” e oggi fanno i conti con la disoccupazione (all’8,3% quella generale, al 29,3% quella giovanile, la più alta tra i Paesi Ocse; e un tasso di occupazione al 56,9%, uno dei più bassi dell’Unione Europea), il calo del potere d’acquisto dei salari, le pensioni da rivedere, i sacrifici che un debito pubblico mostruoso (1.900 miliardi di euro, oltre il 120% del Pil, della ricchezza che produciamo) imporrà a tutti. E con un discredito internazionale che ci è costato quanto la peggiore delle speculazioni.
Non c’è proprio niente da ridere. Questo, per l’Italia, è comunque un momento terribile. Un momento, per fare solo un esempio, in cui dall’estero sono arrivati complimenti per il nuovo Governo, ancora ignoto, quando quello vecchio era ancora in carica. Possiamo immaginare uno smacco più amaro? Non c’è gioia per l’addio di Berlusconi che possa cancellare umiliazioni come questa.
Con l’addio del Cavaliere il lavoro per ricostruire questo Paese è solo agli inizi. O ci illudiamo che Super Mario Monti, o chi per lui, stia per impugnare la bacchetta magica? Chiunque prenda il posto di Berlusconi dovrà impugnare piuttosto la clava: per disboscare la selva dei privilegi, il potere paralizzante delle caste (perché non c’è solo la casta per antonomasia, quella dei politici), le disfunzioni della Pubblica amministrazione e della Giustizia (circa 11 anni la durata media di una causa civile), le distorsioni del mercato del lavoro, il tracollo dell’amministrazione dello Stato, il peso di un sistema fiscale che premia gli evasori e punisce le famiglie con figli.
Questo è un lavoro indispensabile, ineludibile e faticoso che ricadrà sulle spalle di tutti noi. L’ultimo Governo Berlusconi è stato anche l’ultimo periodo di incoscienza che ci è stato concesso. Da lunedì si comincia a lavorare. Quindi, davvero, non c’è proprio niente da ridere.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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2 Commenti

  1. Mirella Camera said:

    Totalmente d’accordo. Anch’io festeggerei, se ci fosse da festeggiare, ma purtroppo non è così. Su una cosa però dissento: che vuol dire “per rispetto a lui, il Cavaliere” ?? Il rispetto è un valore importantissimo, che non si dà a prescindere e va meritato. E tirando le somme di questi 18 anni non mi sembra proprio che Berlusconi sia stato un politico rispettabile. Tutt’altro.

  2. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, concordo in pieno, avendo votato Berlusconi dal 2006, e deluso per ciò che non ha realizzato. Ma l’Italia non potrà essere cambiata dall’ottimo Commissario Monti, che supporta la penosa insufficenza politica, di destra e di sinistra ahimè. Monti sarà sballottato da destra e sinistra fino allo sfinimento, utile e osannato finchè si adosserà il peso di decisioni che nessuna forza politica è in grado di sostenere, da buttare quando, sistemato si spera qualche conto, si riaffacceranno i famelici e mediocri parlamentari mai morti, sostenitori del loro particulare. Il fatto è che secondo me prima ancora che la iniqua legge elettorale, da riformare è la forma governo. Servirebbe enormemente a Monti (o a chi per lui un domani) il premierato forte, che garantirebbe a un leader di decidere, sia pure in antagonismo col parlamento, senza dover essere necessariamente sfiduciato. Un po’ come negli Usa il rapporto tra Presidente e Congresso. Qualcosa del genere volle fare Berlusconi nel 2006, ma uno sciagurato referendum indetto da Prodi e dalla sinistra appena dopo le elezioni vinte disfò quella sia pur perfettibile riforma della Costituzione. Serve ricordare che senza quel referendum, il numero dei parlamentari sarebbe già dimezzato da tempo? E che oggi un anche un Monti eventualmente eletto leader (magari dopo aver tamponato la rovina economica e consolidato il suo prestigio anche a livello popolare) dovrebbe sempre render conto alle corporazioni, consociazioni e combriccole varie? Maxima culpa a Berlusconi dunque per le sue responsabilità superiori. Ma da tempo penso che il suo declino sia cominciato da quel referendum, essendosi da allora risoluto a governare di puro carisma personale, rassegnato alla impossibilità di cambiare il Paese, e adattato a raccogliere soprattutto il profitto per sè e la sua parte, rinunciando a qualsivoglia “spinta propulsiva”, il famoso spirito del ’94. Ma anche la sinistra non fece l’interesse del Paese allora, sotto le ipocrite spoglie della difesa della Costituzione, temendo in realtà la dittatura del babau Berlusconi! Come bel risultato, avremo molti anni di ardua governabilità, a prescindere dal valore dei prossimi leaders, salvo una riforma che nessuna forza politica appare in grado di fare. Oggi le circostanze eccezionali portano alla ribalta un personaggio di valore, domani chissà, si torna alle parrocchiette e ai giochini di sempre.
    Comunque, tantissimi auguri e lunga vita al Prof Monti per poter realizzare il suo programma di lavoro…

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