UCRAINA, LA TIMOSHENKO E IL VUOTO

A meno di un anno da un campionato europeo di calcio che dovrebbe ospitare insieme con la Polonia e che comunque la proietterà sotto gli occhi del mondo, l’Ucraina rischia di uscire dall’orbita dell’Europa e diventare uno Stato-paria, un po’ come la confinante Belorussia di Aleksandr Lukashenko.

Yulija Timoshenko all'uscita dal tribunale dopo la condanna.

A destare scandalo (e non solo: una visita ufficiale di Stato ai vertici Ue è già stata cancellata) è il calo del livello di democrazia nel primo anno e mezzo di presidenza di Viktor Yanukovic. In particolare, il processo dalle evidenti connotazione politiche che ha portato la già due volte premier Yulija Timoshenko (e rivale di Yanukovic nella sfida presidenziale del 2010) alla condanna a sette anni di carcere per malversazione.

Il punto non sta tanto nelle imputazioni: la Timoshenko avrebbe manipolato i propri poteri di primo ministro, firmando nel 2009 con la Russia un contratto per forniture di gas a prezzi gonfiati, con un danno per l’Ucraina che l’accusa stima in 200 milioni di euro. E non sta nemmeno nella Timoshenko, il cui appeal politico è ormai tutto nell’attuale “persecuzione”, visto che la politica anti-russa da lei condotta come premier è stata un mezzo disastro e la sua esperienza di governo si è conclusa nella rissa con l’allora presidente Viktor Jushenko (suo ex alleato durante la Rivoluzione arancione) e in un susseguirsi di scandali per la corruzione imperante nel Paese.

E’ chiaro che l’attuale presidente Yanukovic sta facendo di tutto per garantirsi una salda presa sul potere: nel dicembre del 2010, cioè prima dell’arresto della Timoshenko, è finito in carcere per accuse risibili Yurij Lutsenko, ex ministro degli Interni, da allora detenuto; e due mesi dopo un altro ex ministro della Timoshenko, Bohdan Danylyshyn, già titolare dell’Economia, alle prime indagini è fuggito nella Repubblica Ceca, dove gli è stato garantito asilo politico. Ma tutta la storia politica recente dell’Ucraina è segnata da scandali, processi politici, complotti veri e finti, elezioni più o meno manipolate. Compresa quella del 2004 che scatenò la Rivoluzione arancione: perché allora Yanukovic forse vinse con i brogli, ma in Europa non si era ancora vista un’elezione prima convalidata e poi annullata a furor di popolo.

Il presidente ucraino Viktor Yanukovic.

Il punto vero sta in una domanda cui nessuno sa rispondere: qual è il posto dell’Ucraina? Jushenko e la Timoshenko consideravano strategica l’alleanza con gli Usa e volevano portarla nella Nato. Yanukovic ha invece dichiarato di voler riportare il sereno nei rapporti con la Russia e di cercare, piuttosto, l’integrazione nella Ue.

Purtroppo, nulla di tutto ciò è possibile. Gli Usa sono sempre stati lontani geograficamente, e oggi sono lontanissimi dallo spirito dell’epoca Bush. La Nato… a che le serve l’Ucraina, oltre a creare inutile tensione con la Russia? L’Unione Europea non ha alcuna intenzione, dopo le fatiche dell’allargamento a Est del 2008 e con la crisi della moneta unica in corso, di caricarsi del peso di un Paese più grande della Francia, con 45 milioni di abitanti e un’economia più che traballante (6850 dollari l’anno il Pil pro capite; e il 10% più ricco del Paese dispone del 24% delle risorse collettive), per di più dipendente al 90% dalla Russia per le forniture energetiche.

E la Russia? Il primo decennio del secolo, quello del confronto a tutto campo con l’espansionismo americano, è morto e sepolto. Il mondo, Cremlino compreso, oggi non guarda a Ovest ma a Est. In luglio, per fare solo un esempio, i presidenti Dmitrij Medvedev e Hu Jintao hanno firmato un accordo per la vendita di gas russo alla Cina per un valore di un trilione (mille miliardi) di dollari. E non basta: l’Ucraina è sempre meno interessante per la Russia da quando sono partiti i gasdotti North Stream e South Stream, tracciati proprio per evitare che le forniture di gas dalla Siberia verso l’Europa fossero legate dalle condotte stese sul territorio ucraino e quindi alle decisioni di Kiev.

Quindi: dove sta l’Ucraina? Con chi sta? A chi interessa? Mai come oggi l’Ucraina è stata in balìa di se stessa e di un destino tutto da inventare. Ci vorrebbe una classe politica piena di forza, coraggio e fantasia, ma non pare proprio sia questo il caso.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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