UNESCO: L’ALTRO MONDO VOTA PALESTINA

Per quanto attesa, la notizia resta clamorosa: l’assemblea generale dell’Unesco (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) ha approvato a pieno titolo, con 107 voti a favore, 11 contrari e 52 astenuti (tra i quali l’Italia) l’adesione della Palestina. L’Unesco diventa così il primo organismo delle Nazioni Unite a riconoscere ufficialmente la Palestina come uno Stato, dopo la richiesta analoga avanzata dal leader palestinese Abu Mazen all’assemblea generale dell’Onu lo scorso 23 settembre.

Un bambino sventola la bandiera palestinese a Ramallah.

Prevedibili le reazioni negative degli Usa (“Voto controproducente e prematuro”), sin dal primo momento contrari e comunque vincolati a due leggi approvate negli anni Novanta che vietano il finanziamento di qualsiasi organizzazioni Onu che accetti la Palestina come membro a pieno titolo. Con il voto, dunque, diventa concreto il rischio che gli Usa blocchino i finanziamenti all’Unesco: un duro colpo per l’Onu, visto che i finanziamenti americani all’Unesco sono di 70 milioni di dollari, pari al 22% del totale.

Sull’altro piatto della bilancia, però, la Casa Bianca deve mettere la possibilità che, con l’eventuale disimpegno degli Usa e dei Paesi che hanno votato come loro (Canada e Germania, per esempio), l’Unesco diventi di fatto un’agenzia controllata dalle nazioni emergenti, che infatti hanno votato compatte a favore della Palestina (dalla Cina all’India, dalla Russia a tutti i Paesi arabi), con le conseguenze politiche che questo comporta.

Negativa, com’è ovvio, anche la reazione di Israele. Per ragioni di principio ma forse ancor più per ragioni pratiche. L’Unesco ha sempre criticato la gestione israeliana dei luoghi di interesse archeologico reclamati dai palestinesi (per esempio quelli che Israele chiama Tomba dei Patriarchi a Hebron e Tomba di Rachele a Betlemme, e che per i palestinesi sono invece rispettivamente Al Haram al Ibrahimi e la moschea Bilal bin Rabah): il riconoscimento della Palestina come Stato potrebbe dare volto e significato nuovi agli interventi Unesco nei Territori occupati e creare molti problemi allo Stato ebraico che, come Paese occupante, è vincolato a tutta una serie di trattati internazionali.

Barack Obama.

Ma la vera questione che emerge da questo voto è l’offensiva sempre più decisa dei Paesi emergenti,decisi a farsi sentire anche in diplomazia oltre che in economia. Il voto compatto a favore del riconoscimento da parte di Russia, Cina, India, Pakistan, Indonesia, Sudafrica e Brasile, oltre a quello di diversi Paesi europei (Francia, Spagna, Austria…), insieme con lo stallo perenne delle trattative di pace tra Israele e palestinesi sponsorizzate dagli Usa, riduce ulteriormente la capacità americana di agire come tutore della sicurezza di Israele e delle speranze di pace in Medio Oriente.

Nei fatti, Barack Obama si è ridotto a ripetere che ogni assetto nuovo deve nascere dalla trattativa, anche se tutti sanno benissimo che la trattativa, anche a causa del vuoto politico americano, è da tempo arrivata a un punto morto, mentre la fiamma dello scontro armato (12 morti, tra i quali un civile israeliano, negli ultimi tre giorni) è al contrario sempre accesa. Di fatto, gli Usa si stanno ritirando dal Medio Oriente: in senso militare, con il disimpegno da Iraq e Afghanistan, ma soprattutto in senso politico, dove la loro iniziativa è ormai quasi inesistente.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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Un Commento;

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, che la Tomba di Rachele e dei Patriarchi siano siti reclamanti dai palestinesi, pur essendo evidente che appartengono alla storia ebraica, la dice lunga sul’atteggiamento dell’Unesco. Senza contare che dove gli arabi metteranno le mani, non ce ne sarà per nessuno. E’ un po’ come se reclamassero Betlemme alla loro religione.. intanto hanno cominciato a festeggiare con i fuochi di artificio Grad sulle città israeliane. Una decisione quella dell Unesco ruffiana e improvvida che prelude alla guerra. Visto che gli Usa sono sempre più assenti e indeboliti, come tu scrivi.

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