PROTEGGERE ASSAD, UN PESSIMO AFFARE

Mentre i dotti si dilungano sulla Primavera araba e sui rischi dell’estremismo islamico, l’estremismo laico del regime di Assad continua a far strage di siriani. Nel silenzio ovviamente dei dotti, che non possono preoccuparsi di questioni così banali. Anche se in Siria, per dire, tra le 3 mila vittime della repressione, ci sono molti cristiani, che sono circa il 10% dei 22,5 milioni di siriani.

Il poster del presidente Assad in una strada di Damasco.

Non è difficile capire perché questo accade. La Siria di Assad, così com’è, fa comodo a molti. A Israele, che aveva in Assad un nemico impotente e incapace di nuocere, ma pur sempre un nemico da vantare nel palmarés. Alla Giordania, che teme il contagio della protesta. Agli Usa, che hanno ben altre gatte da pelare. Alla Russia, che nell’attuale regime ha un alleato nell’area. Per quel che conta anche al Libano, dove Hezbollah non può dimenticare gli storici rapporti (e complicità) con i “servizi” di Assad e dove comunque l’equilibrio etnico e religioso è fragile. Per non parlare dell’Arabia Saudita (che ha stroncato con le armi le proteste in casa propria e in Bahrein), dell’Iraq (anche lì, equilibrii di cristallo) e dell’Iran, dove la contestazione cova sempre sotto la cenere.

Inoltre, la Siria non dispone di risorse energetiche né di particolari ricchezze naturali. Che sono invece la causa principale di tutte le ultime guerre: nei Balcani, dove la fine di Milosevic ha spalancato la strada ai gasdotti in arrivo dall’Asia Centrale, in Iraq e in Libia. Se ci fosse un po’ di petrolio da spartirsi, Assad sarebbe già uscito di scena.

A dispetto di tutto questo, però, lasciare un tale margine di manovra agli stragisti siriani è un grosso errore. E non solo per le evidenti ragioni umanitarie e di principio. Assad è esponente della minoranza alawita e la protesta è generate soprattutto dagli ambienti della maggioranza sunnita, che stanno particolarmente a cuore alla vicina Turchia. La quale viene di giorno in giorno trascinata nel problema siriano anche da un altro fattore: l’appoggio che la Siria da molto tempo offre all’ala militare e terroristica del movimento indipendentista curdo, in cui la fazione filo-siriana è dominante.

Il premier turco Erdogan.

Gli effetti si sono visti qualche settimana fa. I curdi filo-siriani attaccano e fanno un massacro di soldati turchi. La Turchia reagisce (e ancora reagirà, questo è certo) anche sconfinando in Iraq. Nel frattempo il Mit (servizi segreti turchi) aumenta la sua collaborazione con i gruppi organizzati degli insorti siriani. Vale la pena ricordare che la Turchia è nella Nato, ha il secondo esercito dell’alleanza (oltre un milione di uomini) dopo quello Usa, una posizione strategica fondamentale e un’economia in forte crescita da anni. Il premier Erdogan, inoltre, è oggi l’unico leader politico del Medio Oriente a godere di una vasta e solida credibilità nel mondo islamico. Irritare lui per salvare Assad mi pare un pessimo scambio. Tollerare le stragi in Siria, quindi, non contribuisce a “calmare” la situazione della regione ma, al contrario, a renderla più instabile.

C’è, infine, un’ultima considerazione. A dispetto del tributo di sangue, le proteste in Siria non si placano. Può darsi che Assad riesca a stare in sella, ma i suoi oppositori non paiono meno tenaci. Se Assad dovesse cadere, quali ragioni avrebbe la “nuova” Siria per sentirsi benevola verso chi l’ha lasciata così tanto soffrire?

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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