DI GIORGIO VECCHIATO – Fino a qualche giorno fa lo spettro da esorcizzare si chiamava Speculazione. Adesso non se ne parla più, o quasi. Tocca ai Mercati. Cosa sia accaduto alla Speculazione, nessuno lo sa. Certo non è stata sconfitta, sennò qualcuno ce l’avrebbe detto. Forse si è rintanata in qualche anfratto, come certi germi nocivi che vanno e vengono nell’organismo umano. Per scoprirli e curarli conosciamo solo il Dottor House, bella figura di specialista che, ahimè, non trova emuli né in politica né tanto meno in economia. Quindi, per capire e soprattutto per operare, dobbiamo cavarcela da soli.
Dunque, i Mercati. Si è discusso con passione alle Camere se un governo debba dare o no retta ai Mercati. Se, in questi difficili momenti, i Mercati vengano prima delle famiglie, dell’industria, del popolo lavoratore. Questione irrisolta, e se ne capisce il motivo. Per quel poco che sappiamo noi ignoranti, i Mercati hanno comportamenti strani. Per esempio, se una grande azienda licenzia qualche migliaio di dipendenti, la Borsa se ne compiace. Le quotazioni azionarie salgono. Innumerevoli famiglie vengono sbattute sul lastrico, ma dicono che il quadro economico ne tragga giovamento. Va bene così, per i Governi nazionali? E per le famiglie? Avremmo qualche dubbio.
Si dà forse il caso che termini come Speculazione, Mercati, Borse abbiano un suono diverso ma, in sostanza, siano sinonimi. O provochino, come in effetti accade, effetti convergenti. Se così è, per i governi è un bel problema. Ovvio che non possono ignorare le leggi ciniche e interessate dell’alta finanza. Ci sono potentati, spesso agli ordini di ignoti, che possono mandare a picco Nazioni intere. I Mercati, perciò, bisogna ascoltarli. E tuttavia, una volta teso bene l’orecchio, frenarne l’andamento anarchico e saperli indirizzare in positivo.
Ecco dunque che potrebbe esistere un Dottor House guaritore, capace di incoraggiare i Mercati e, nello stesso tempo, di arginarne gli eccessi. Questo terapeuta si chiama Politica. Dalla Grecia classica in poi, sulla Politica sono state scritte montagne di pagine. Nell’Italia di oggi, uscendo dai dibattiti accademici, basterebbe imprimere alla Politica un’unica, provvisoria ma benefica definizione. Cioè un’intesa fra uomini di spicco e di buona volontà, che conoscono i problemi e, insieme, cercano il modo migliore per risolverli, o almeno avviarli a soluzione. Ripetiamo, insieme.
Si dirà che proprio di questo hanno discusso i partiti alle Camere, senza cavarne un ragno dal buco. E, pur approvandoli a chiacchiere, senza dar seguito ai moniti unitari del presidente Napolitano. La buona volontà, se c’era, si è scontrata con gli interessi personali e di partito. Tutti con le loro buone ragioni, senza ascoltare le buone ragioni altrui. Risultato? Si va avanti come prima, senza una linea che sappia ricavare qualcosa di utile dalla contesa fra Mercati e Politica. Anzi, lasciando via libera, e tocchiamo ferro, ai Mercati. Sarà severo il giudizio della Storia su questa generazione politica: e qui attenzione, politica con la minuscola.
di Giorgio Vecchiato