L’INDUSTRIA DEL CRIMINE DALLA A ALLA Z

DI ALBERTO CHIARA –    Il crimine internazionale fattura ogni anno l’equivalente del Prodotto interno lordo di un Paese medio del G20 come la Russia o il Canada. È stato calcolato che il suo budget annuale  s’aggira sui 1.329 miliardi di dollari. I predatori senza frontiere trattano un centinaio di differenti categorie merceologiche, macinano profitti, corrompono, truffano, rubano, intimidiscono, sparano. Uccidono. Dopo aver passato una vita a contrastarli, Sandro Calvani prova a raccontarli. Lo fa redigendo un catalogo del male, pensato e scritto come fosse un’edizione delle Pagine gialle (Sandro Calvani e Michela Albertazzi, Saccheggio mondiale, Effatà editrice).

– Dalla A di abbigliamento, alcolici e armi alla V di veleni: nessun settore sfugge al saccheggio che colpisce il pianeta…

«La lista innova il modo fin qui usato per comprendere e spiegare le attività malavitose. Fino a oggi, infatti, sono state sempre usate le categorie del diritto: delitti contro la persona, il patrimonio, lo Stato. Ma le mafie non sono laureate in Legge, si preoccupano solo di arricchirsi illegalmente sfruttando le voglie del mercato. Per loro vendere accendini falsi o sfruttare la prostituzione o interrare rifiuti tossici è la stessa cosa. Abbiamo censito oltre 450 merci esercizi trattati dal marketing criminale e li abbiamo presentati in ordine alfabetico, raccolti in circa 100 categorie».

– La voce più rilevante?

«Il commercio di droghe illegali. Il giro d’affari annuo della sola marijuana supera i 200 miliardi di dollari, quello della “Cocaina Spa” è di 88 miliardi. Al secondo posto per redditività c’è il giro mondiale di farmaci falsi. Con 190 miliardi di dollari, segue il racket della prostituzione, al terzo posto per incassi ma al primo per violazione dei diritti umani,visto che riduce in schiavitù donne d’ogni età. Il traffico illegale di armi leggere, infine, frutta oltre 2 miliardi di dollari annui».


– La voce più preoccupante?
«Senza dubbio la pedofilia con 1,8 milioni di bambini vittime ogni anno di questo turpe mercato. Subito dopo metterei il business di medicine e di prodotti farmaceutici contraffatti, che regala oltre 200 miliardi di dollari ai predatori di vite umane. Questo sofisticato settore criminale ammazza persone che comprano la propria morte pensando di pagare cure e guarigione».

– La voce più recente?

«Quella legata alle frodi via Internet. La pirateria informatica che copia canzoni, film e videogiochi senza pagare i diritti d’autore o che dirotta a suo vantaggio i trasferimenti di denaro, vede i propri profitti aumentare in un anno del 15%. Alcuni fenomeni come il gioco d’azzardo clandestino registrano in certi Stati impennate del 60% all’anno. Parliamo di cifre impressionanti. Penso, ad esempio, ai 130 miliardi di dollari che negli Stati Uniti le bande criminali intascano grazie alle scommesse online. Molti consumatori violano la legge in modo ripetuto, compulsivo. In Spagna, il 95% della musica scaricata da Internet è illegale. Il mercato globale degli audiovisivi copiati con sotterfugi frutta 60 miliardi di dollari l’anno».

 

Sandro Calvani.

– Mafia: il vocabolo è esportato in tutto il mondo e declinato al plurale…

«In termini assoluti, con 225 miliardi di dollari di fatturato mafioso, gli Usa sono in testa a tutto e a tutti. Ma se rapportiamo il prodotto criminale lordo alla ricchezza di ciascun Paese, ai primi due posti troviamo il Messico e la Russia. Con 75 e 60 miliardi di dollari anche la Cina e il Giappone sono nella parte alta della classifica. A mio parere, però, definire il prodotto criminale lordo solo con il nome di mafie, siano esse ’ndrangheta, yakuza giapponese o triade cinese, genera confusione, deresponsabilizza le società civili. Perché dare la colpa solo a chi vende e non a chi compra?».
– Gli angoli della Terra più corrotti?
«Per Transparency international sono Irak, Sudan, Myanmar, Afghanistan, Somalia».
– I Governi combattono ovunque il crimine o esistono complicità?
«Governi corrotti convivono con popoli dalla stessa natura. Quando le qualità di un popolo sono migliori di chi lo governa, presto o tardi il cambiamento è possibile».
– E l’Onu? Lo sceriffo mondiale sembra averele pistole scariche…
«È vero, ha le pistole scariche oppure, diciamo, ha deciso di usarle il meno possibile. D’altra parte, la Carta fondamentale delle Nazioni Unite propone e promette di usare la legalità e l’etica più che le armi. Credo che denunciare una a una tutte le situazioni di abuso aiuti molto la crescita della giustizia, della libertà e del buon governo. La verità fa male solo a chi vive di menzogna, di prepotenza o di rapina. E serve almeno a evitare che il saccheggio mondiale continui a nostra insaputa».
di Alberto Chiara

 

SANDRO CALVANI IN BREVESandro Calvani nel 1988 ha fondato per l’Oms il Panafrican Centre for Disaster Preparedness che, con sede ad Addis Abeba, creò e sperimentò i primi programmi di “protezione civile” in Africa. Durante la sua direzione, il dittatore etiope Menghistu fece arrestare a torturare una funzionaria del centro Oms. Calvani divenne così anche il primo diplomatico dell’Oms a denunciare pubblicamente l’operato di un dittatore africano.

Nel 1991 Calvani divenne il più giovane direttore della regione africana dell’OMS. L’anno dopo fu distaccato all’agenzia anti-droga dell’Onu, da poco creata, e fu nominato direttore dell’ufficio dell’agenzia in Bolivia. Nel 1999 divenne direttore regionale per il Sud-Est Asiatico e il Pacifico del programma anti-droga ed anti-crimine dell’ONU, con sede a Bangkok e responsabilità su trentuno Paesi della regione. Calvani creò il primo programma internazionale di controllo e prevenzione del narcotraffico attorno alla Cina, chiamato ACCORD (Asean and China Cooperative Operations in Response to dangerous Drugs).

Nel 2004 Calvani divenne Direttore del Programma delle Nazioni Unite contro la droga ed il crimine in Colombia; nel 2007 fu nominato da Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu, al posto di direttore direttore dell’Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), esperienza da lui conclusa nell’aprile 2010.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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