PRIMARIE: NON FACCIAMO LA FINE DI LIBERO

DI GIORGIO VECCHIATO – Se le le piccole cose diventano cose grosse. Se la buona fede diventa ingenuità. Se l’adesione si trasforma in sabotaggio. Se un metodo elettorale fa il gioco dei furbi e degli imbroglioni. Se la politica diventa scommessa. Non è un quiz. Stiamo parlando delle cosiddette primarie, procedura democratica da gran tempo seguita in America e apprezzata per la sua praticità. Agli esordi invece nel nostro Paese, per di più fra dubbi, polemiche e sospetti.

E’ una piccola cosa, un episodio marginale, l’avventura di Libero. Questo giornale del Nord, legato al centro-destra ma non prono, aveva indetto un sondaggio sui possibili successori di Berlusconi. Primarie sulla carta stampata, nate come un gioco ma, nei propositi, indicative degli umori nell’attuale maggioranza. Sentite ora il commento redazionale. “Nel giro di poco tempo le primarie fai da te si sono trasformate in qualcosa di diverso: da un lato in un affollatissimo luogo di dibattito per gli elettori, dall’altro in una guerra un po’ sporca condotta da incursori informatici”.

Cos’era successo? Semplice. Visto che si votava tramite computer, personaggi come la Santanchè, Alemanno, Brunetta, Scopelliti, La Russa si avvicendavano in testa alla classifica, non con pochi spostamenti di suffragi, né dopo giorni o settimane, ma con migliaia e migliaia di voti in più, pervenuti a scroscio in pochi secondi. “Incursori che hanno finito per inquinare tutto”, dice ora Libero. Quindi sondaggio buttato via e rilanciato con la speranza che il rimedio prescelto – l’obbligo di registrarsi con la propria mail – impedisca nuove buffonate. Sempre un clic, ma individuale e non alluvionale.

Ora ha scarso senso chiedersi se le valanghe di adesioni a Tizio o Caia fossero opera di militanti colti da eccessivo zelo, e insufflati a dovere, oppure di provocatori, di avversari che volevano divertirsi. Non è questo il punto. Il vero quesito riguarda la possibilità che le primarie oggi invocate su grande scala  da numerosi esponenti politici, di destra come di sinistra, finiscano con l’assomigliare in tutto o in parte a quelle abortite su Libero. Se cioè il passaggio dal piccolo caso a un esperimento più ambizioso, di portata regionale o nazionale, si presti al medesimo genere di contraffazioni.

In realtà è già accaduto a Napoli, dove addirittura si è parlato – a favore dei progressisti, non dei reazionari – di un intervento massiccio della camorra. E se altrove la camorra non c’è, o non ha lo stesso potere, niente impedisce che elettori di una fazione vadano domani a inquinare i voti della fazione avversa. O che singoli candidati si dedichino all’acquisto dei pacchetti azionari, pagando secondo tariffa. Non più un clic sulla tastiera del computer ma una visita interessata ai seggi. Più o meno come succedeva con le vecchie preferenze, ma senza controllo alcuno e su scala industriale.

E’ per questo che l’esperienza di Libero, più allarmante che amena, fa riflettere. Negli Stati Uniti le primarie, pur non prive di vizi, sono uno strumento serio e collaudato. Se davvero qualcuno le adotterà anche in Italia, occhio alla farsa. Detto in linguaggio più formale, attenzione a non trasformarle in un esproprio dell’autentica volontà popolare. Bidoni e bidonisti, ne abbiamo già quanto basta.

di Giorgio Vecchiato

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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