LA CINA E’ ALL’OFFENSIVA SUL WEB

L’ultimo incubo americano, e non solo americano, è la tambureggiante offensiva degli hacker basati in Cina. L’ultimo episodio è quello denunciato qualche settimana fa dal motore di ricerca Google, che ha denunciato maliziose irruzioni in centinaia di account Gmail intestati a ufficiali dell’esercito Usa, funzionari del Governo della Corea del Sud, attivisti politici cinesi e giornalisti di varie nazionalità.

Militari cinesi si esercitano al computer.

Google, che nel 2010 ha trasferito le proprie sedi a Hong Kong per sfuggire alla censura e agli interventi delle autorità della Cina, è stato subito spalleggiato dal Governo Usa, con Hillary Clinton in prima linea. L’azienda e il Dipartimento di Stato hanno alluso senza tanti complimenti a una complicità tra gli hacker e lo stesso Governo della Cina, che ha ovviamente smentito con forza. Google, per parte sua, ha comunicato di aver seguito a ritroso la pista degli attacchi cyber e di essere così approdato, per la seconda volta appunto in 17 mesi, agli indirizzi IP della Scuola professionale “Lanxiang” della città di Jinan, capitale della provincia di Shandong. Una ben strana scuola: in teoria dovrebbe preparare cuochi e parrucchiere, ma vanta anche un laboratorio informatico di prima grandezza. Un’altra città cinese è invece entrata nel mirino di Symantec, grande azienda americana che produce antivirus: si tratta di Shaoxing, nella provincia di Zhejiang, da cui sarebbero partiti milioni di email trappola.

Secondo lo studio Symantec, la Cina avrebbe dato origine al 28,2% di quegli attacchi. Un altro 21% sarebbe partito dalla Romania, con interessi più economici (furto di segreti industriali e dati sensibili delle aziende) e meno strategici. Al terzo posto gli Stati Uniti, poi Taiwan e la Gran Bretagna.

 

Fang Binxing, inventore della Grande Muraglia di fuoco per censurare Internet.

Complici o vittime, i cinesi stanno giocando un ruolo sempre più importante nella “gestione” mondiale della Rete. La Cina si è connessa al World Wide Web per la prima volta nel 1998 ma nel 2008 aveva già superato gli Usa per numero di internauti. Anche questo fenomeno, come molti altri che riguardano la Cina, presenta due facce. Da un lato, gli studenti che hanno contestato Fang Binxing, presidente dell’Università di Posta e Telecomunicazioni di Pechino, l’ispiratore della “Grande Muraglia di fuoco”, il sistema di censura che blocca le comunicazioni su Internet sgradite al governo cinese, e gli hanno tirato le uova durante una lezione all’Università di Wuhan. Dall’altro, le migliaia di computer che fanno partire, secondo recenti inchieste, più di 1 miliardo e mezzo di attacchi informatici al mese contro ambasciate, ministeri, basi militari, aziende e banche dell’Occidente. In aprile, per fare solo l’ultimo esempio, la banca americana Morgan Stanley ha rivelato di essere stata attaccata per sei mesi consecutivi da virus partiti appunto dalla Cina.

L’aspetto più preoccupante, in generale e in particolare per quanto riguarda la Cina, è questo: la mole degli attacchi e la raffinatezza delle “armi” impiegate sono in continua crescita. Il primo rapporto trimestrale 2011 di McAfee, altra azienda specializzata in sicurezza informatica, ha messo in risalto il ruolo di un nuovo strumento di aggressione, detto SQL (Structured Query Language), particolarmente adatto a penetrare le banche dati. Il 50% di questi attacchi, nei primi tre mesi dell’anno, è partito appunto dalla Cina; un altro 25% dagli Usa; il 13% dall’Ucraina; il 5% dall’Iran; il 2% dalla Germania e poi molti altri Paesi.

Se anche vogliamo trascurare gli aspetti legati alla sicurezza (segreti militari, diplomatici, politici), dobbiamo ricordare che già nel 2009 uno studio di McAfee e Saic aveva stimato in 1 triliardo (1.000.000.000.000.000.000) di dollari il danno procurato alle aziende nel mondo dai cybercriminali.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top