POLITKOVSKAJA, UN GRANELLO DI VERITA’

Tre settimane fa ho avuto il piacere di intervistare in pubblico Vera Politkovskaja, figlia di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata il 7 ottobre 2006 a Mosca, mentre rientrava a casa con la spesa. Vera era venuta in Italia per iniziativa di Mondo in cammino, l’organizzazione di volontariato che meritoriamente si occupa, tra le altre cose, anche di Cecenia e di Caucaso. E mi aveva colpito soprattutto una cosa: la sua convinzione che la verità sulla morte della madre sarebbe venuta a galla. “Magari non per noi ma per la generazione dei nostri figli, ma prima o poi sapremo la verità”.

Il ritratto di Anna Politkovskaja sventolato come una bandiera a Mosca, durante una manifestazione per la libertà di parola.

Non so se Vera e suo fratello Ilja considerino l’arresto di Rustam Makhmudov, il presunto killer, la “verità”. So per certo che non disprezzano l’evento. Quella sera avevo chiesto a Vera dove avessero trovato la forza, lei e il fratello, di seguire le infinite udienze del processo che, nel 2008-2009, aveva infine mandato liberi “per insufficienza di prove” i due fratelli di Makhmudov, Ibrahim e Dzhabrail. Lei aveva risposto così: “Certo, è stata dura ascoltare e guardare negli occhi uomini che potevano essere gli assassini di mia madre. Ma per noi non c’era alternativa. Era nostro preciso dovere esser lì, in tribunale: ogni parola, ogni sguardo, poteva portarci più vicini alla verità. come avremmo potuto mancare?”.

Vera Politkovskaja ha oggi una figlia che ha chiamato Anna. E da figlia raccontava come si viveva in una famiglia abituata alle minacce. “Quando eravamo piccoli arrivavano a mio padre Aleksandr, allora un giornalista di punta della perestrojka. Quando eravamo più grandi, e mio padre già non viveva più con noi, venne il turno di mia madre, per le sue indagini e i reportage sulla Cecenia. Vivere seguendo certe precauzioni, insomma, per noi era la norma. E mia madre aveva pianificato tutto: ci aveva spiegato che, se fosse successo qualcosa di brutto, in un certo cassetto avremmo trovato dei soldi, in un altro i documenti, chi dovevamo chiamare, che cosa dovevamo fare”.

Vera Politkovskaja.

Il giorno in cui sua madre fu uccisa, Vera stava facendo compere con il marito in vista della nascita della bambina. “Tutti avevamo ripetutamente chiesto a mia madre di non scrivere più di Cecenia. Ma lei ripeteva: se non lo faccio io non lo fa nessuno, non posso smettere. Però mi aveva fatto una promessa: quando sarò nonna cambierò vita”. Morì nell’androne di casa quattro mesi prima dell’arrivo della nipote.

Nel commentare l’assassinio, molti hanno indicato in Vladimir Putin, allora presidente insediato al Cremlino, il vero mandante. Io ci credo poco. La Politkovskaja era assai più nota e letta in Occidente che in Russia: abituato a fronteggiare la Casa bianca, l’Unione Europea e l’Onu sul tema Cecenia, crediamo davvero che Putin si facesse spaventare da una giornalista?

Però le guerre muovono sempre grandi interessi economici e la Politkovskaja lo sapeva. Le indagini per lei più pericolose non erano quelle sui crimini di guerra dei russi in Cecenia (con l’Occidente impotente e i russi indifferenti, se non favorevoli) ma quelle sul mercato nero delle armi, sui ricatti, sui traffici dell’esercito, sugli intrighi e le ruberie degli scherani messi da Mosca a dirigere la baracca e tenuti fedeli al Cremlino con un fiume di rubli. L’arresto di Makhmudov è importante anche per questo: abbassa il tiro rispetto a scenari poco plausibili ma lo avvicina a bersagli concreti e molto più credibili.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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