SOLE O ATOMO? IL DIBATTITO CONTINUA

Ho dedicato molti pezzi al tema del nucleare (in Italia e altrove) e ho di recente confessato la mia adesione all’idea di rimettere in funzione, nel nostro Paese, le centrali. Adesione perplessa e titubante a dir poco, ma pur sempre tale. Per una curiosa combinazione, Daniele Pennacchini commenta oggi un post di due anni fa esatti, ma lo fa con un testo che qui ripubblico perché interessante e di utile lettura.

rubbia

“Il problema del nucleare non è solamente relativo al rischio (che non è di poco conto visti i recenti fatti giapponesi). Non si può ridurre la discussione sul nucleare esponendo il naturale effetto N.I.M.B.Y. (not in my back yard, n.d.r)che essa provoca. Se si vuole discutere del nucleare lo si può fare ma non si può prescindere da oggettivi e incontestabili fatti che dimostrano l’assurdità di riporre le speranze di risolvere il problema energetico con una due o dieci centrali nucleari.

Cercherò di essere più chiaro ed esporro i punti principali che secondo me rendono il nucleare poco conveniente.

1) Quantità di energia prodotta. Se andiamo a quantificare l’energia prodotta da una centrale nucleare ci accorgeremmo che essa è sufficiente a coprire una ridotta percentuale del fabbisogno energetico nazionale (le 4 centrali di cui si discute in Italia coprirebbero circa l’8% del fabbisogno). Questo fatto, insieme alla difficoltà a trovare siti adatti nel nostro Paese, fa ben comprendere che dopo aver stravolto la volontà popolare sul nucleare manifestata 20 anni fa, si rimarrebbe con il problema energetico irrisolto.
2) Problema delle scorie. Il problema delle scorie è forse uno dei più importanti, in quanto oltre ad essere un costo futuro mai valutato e conteggiato nel costo energetico, non ha una soluzione sicura. In Germania una zona come l’Alsazia è oggetto di un forte inquinamento causato dai rifiuti radioattivi stoccati a centinaia di metri di profondità, e col tempo purtroppo avremo altre parti del mondo che presenteranno lo stesso problema.
3) La dipendenza dall’uranio e la sua disponibilità. Non si considera mai che l’uranio è limitato nel nostro pianeta, e come tale ci renderà schiavi di chi possiede giacimenti (come lo siamo ora dei petrolieri) e produrrà guerre e impoverimento nei Paesi dove esiste la disponibilità di uranio, e dove già ora sono iniziate le prime guerre civili. Inoltre è stato stimato che questo materiale coprirà il fabbisogno delle centrali per i prossimi 50 anni. Credo che con un po’ di buon senso si dovrebbe evitare di investire miliardi di euro per la costruzione di centrali che necessitano di 10-15 anni per la loro realizzazione, quando nei prossimi decenni l’uranio diventerà quasi introvabile.
4) Alternative possibili. Il nucleare non è l’unica forma di energia possibile, la soluzione la possiamo trovare nelle vere forme di energie rinnovabili, quali il risparmio energetico, il solare termodinamico, il fotovoltaico e le altre forme di energia che consentono anche la nascita di indotti locali, cosa che non avviene col nucleare. La realizzazione di una centrale infatti non impiegherà certamente manodopera locale, e tranne per chi ci lavorerà, non creerà un indotto e nuovi posti di lavoro. In Italia nel settore del solo fotovoltaico lavorano decine di migliaia di operatori, e le nostre culture imprenditoriali sono molto più vicine alle tecnologie basate sul risparmio, e sulle produzioni di energie rinnovabili.

Riguardo a quest’ultimo punto potrei fornire delle cifre che farebbero ben comprendere quanto sarebbe facile, con semplici scelte politiche e industriali, produrre energia in maniera diffusa in maniera di gran lunga superiore a quella che si produrrebbe con 10 centrali nucleari. Per farsi un idea a riguardo basta prendere i dati pubblicati dal TERNA sul proprio sito, relativi ai consumi nazionali suddivisi per tipologia, e fare delle stime che pur se orientative non si allontanano di molto da quella che sarebbe la realtà.

Il solare termodinamico (Progetto Desertec nato dall’idea di Rubbia) ad esempio è un’altra possibilità su cui molte multinazionali sta investendo, la possibilità di produrre energia giorno e notte con tecnologie semplici non è mai da scartare, ma si sa le cose ovvie e semplici sono sempre le più difficili da attuare. Saluti”

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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