OBAMA E McCAIN HANNO SCELTO I “VICE” MA LA POLITICA QUANDO ARRIVA?

      Tu sei inesperto! Sì, e tu sei come Bush. Il duello tra John McCain e Barak Obama non  ha offerto finora molto più di questo. Il che sembra confermare entrambe le accuse: Obama è troppo giovane, sia per l’anagrafe (ha 47 anni) sia per la politica (è senatore solo dal 2004) per avere una formula personale e collaudata, e McCain è troppo legato agli slogan repubblicani per dire qualcosa che non sia una critica all’avversario o la solita nenia del patriottismo venato di forza militare. Anche le ultime mosse di due candidati portano a questa conclusione. Obama si è scelto come vice il senatore Joe Biden, 65 anni, in Parlamento dal 1972, grande esperto di politica estera e politico duro e aggressivo oltre che, ovviamente, esperto. McCain pare ormai orientato a scegliersi come secondo Mitt Romney, l’ex governatore del Massachussets noto soprattutto per essere attivo nella chiesa mormone di cui uno dei suoi antenati, Parley Pratt, fu tra i fondatori.

       E così, di nuovo: Obama si para le spalle con un uomo che ha l’aggressività e la malizia politica che a lui ancora mancano, McCain gioca la carta del fondamentalismo religioso già decisiva per i successi di George Bush. In realtà, la campagna elettorale americana non è ancora entrata nel vivo. Quando finalmente lo farà, due grandi questioni occuperanno la scena e, alla fin fine, decideranno la corsa alla Casa Bianca.

      La prima è l’economia. Nel 1991, quando Bill Clinton si apprestava a vincere il primo mandato, in America la benzina costava 1,15 dollari a gallone (circa 20 centesimi di euro al litro), oggi ne costa 4,08; il prezzo medio di una casa era di 146 mila dollari, oggi supera i 300 mila. La disoccupazione Usa sfiora oggi il 6% della popolazione in età da lavoro, il dato peggiore dal 2004 (col mese nero di aprile 20008, quando passò dal 5 al 5,5%, il più drammatico incremento dal 1986), e gli anni della finanza facile, oltre a devastare il sistema bancario, hanno portato milioni americani sull’orlo del baratro: il 30% delle famiglie ha contratto ipoteche immobiliari che superano il valore della casa che possiedono. Di tutto questo sia McCain sia Obama hanno parlato poco, intimoriti dal problema. Ma gli elettori sono pronti sia a premiare il candidato che saprà confortarli e spronarli sia a penalizzare quello vago e indeciso.

      L’altra questione è quella della razza. Non ci sono modi più delicati per alludere al fatto che Obama è di pelle nera (anche se non è un afroamericano, essendo figlio di un keniano e di una donna bianca) e che questo, per un uomo che vuol diventare presidente, negli Usa è tuttora un ostacolo. I neri sono il 12% della popolazione e vanno a votare con percentuali bassissime. A Obama, inoltre, si oppone un 19% dell’elettorato che, secondo un recente sondaggio del New York Times, in nessun caso voterà un candidato di colore. Infine, Obama è staccato di 15 punti nelle intenzioni di voto dei bianchi con basso livello di istruzione, che formano circa un quarto dell’elettorato. Resta alto il suo gradimento tra i giovani, quelli però che più spesso al momento buono disertano le urne.

      Tocca a lui, quindi, imprimere una scossa alla campagna. McCain sarà magari un replicante della mediocre politica degli ultimi anni, ma è difficile chiedere agli americani di scegliere la novità per la novità con il Paese in recessione, la Cina e la Russia sempre più aggressive, la ritirata che pare incombere sull’Iraq e sull’Afghanistan. Più che inesperto, Obama è parso finora fin troppo politico, incapace cioè di lanciare quel nuovo patto per l’America che gli elettori invece attendono, come dimostra il plumbeo distacco che circonda l’uscita di scena di Bush.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 24 agosto 2008  http://www.eco.bg.it  

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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