I tipi pronti a insegnare al Papa come si fa il Papa non mancano mai. Nessuno scandalo, quindi, per qualche critica a Francesco, il pontefice venuto da lontano. Il piccolo mugugno, anzi, va seguito con gusto, non per le cose che dice, ma per ciò che rivela di chi le dice.
In costoro è palese il disagio per una stagione della Chiesa che si è aperta non con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio ma con la rinuncia di Benedetto XVI. Davvero pensavano che tutto sarebbe rimasto come prima? Davvero è decisivo, rispetto a certi passi, se il Papa canta questo e non quello, se porta una croce di ferro?
Curioso, poi, che certe critiche arrivino dal cattolicesimo cosiddetto “conservatore”, alla fin fine il più incline, nei confronti del Papa, alla fedeltà fai da te. Ferrea, a volte persino intollerante, quando il Papa pare loro conservatore; birichina e un po’ volubile se il Papa pare meno o non conservatore. Con annessa tiepida fiducia nello Spirito Santo. Chiediamo: se lo Spirito ieri era pronto ad assistere nel Conclave i cardinali, tutti i cardinali, perché dovrebbe essere oggi assente dalle azioni del cardinale scelto dal Conclave per essere il nuovo Pontefice?
E poi ci sono le critiche di laici come Piero Ostellino sul Corriere della Sera. Il Papa, si legge, badi a non innescare una vena di “pauperismo” in una società, la nostra, già fervida di “tendenze antiborghesi”. Buffo no? Vent’anni di Berlusconi, Governo Monti, i grillini dell’attore miliardario… Chissà che avremmo in una società filoborghese.
Ma l’accento sul pauperismo è significativo perché comune ai critici laici e cattolici. Gli uni e gli altri non vedono che la Chiesa, anche oggi, è in sostanza povera. C’è lo Ior, qualche cardinale che vive nell’agio, anche preti che fanno sparire milioni. Ma per ognuno di loro ci sono mille religiosi poveri e milioni di fedeli poveri. Nelle missioni, ma anche nelle parrocchie dei quartieri dove i sacerdoti lavorano in condizioni durissime per uomini e donne che vivono in condizioni durissime. Riconoscerlo non è antiborghese o progressista. E’ avere gli occhi aperti.
Pubblicato su Famiglia Cristiana n.16/2013