Da anni gli scienziati si chiedono che cosa stia succedendo alle api. Negli Usa in particolare: dal 2006, secondo i ricercatori, si è dissolto tra il 20 e il 40% delle colonie di api. Percentuali simili a quelle di altri Paesi, ma negli Usa, dove il giro d’affari dell’apicoltura vale 15 miliardi di dollari l’anno e (dicono gli esperti) le api hanno a che fare con un terzo del cibo che viene consumato, la questione è presa molto sul serio. Tanto da aver generato una vera guerra tra esperti o presunti tali.
Il “collasso degli alveari” (questo il termine tecnico) è difficile da studiare perché le api, al momento di morire, lasciano l’alveare e si disperdono. Muoiono sole, insomma, e lontano dall’habitat abituale, quindi è più complicato capire che cosa le abbia uccise. Quando il fenomeno si è manifestato, ambientalisti e agricoltori hanno puntato l’indice contro i pesticidi, in particolare i “neonicotinoidi” che, negli Usa, sono uno dei prodotti di punta della Bayer Crop Science, filiale del gigante farmaceutico tedesco Bayer. Le accuse, ovviamente sempre respinte dall’azienda, non ha prodotto granché di concreto, a parte una class action di 13 apicultori del Nord Dakota avviata nel 2003.
In quella causa, gli agricoltori si avvalevano della consulenza di un gruppo di esperti tra i quali c’era anche il professor Jerry Bromenshenk dell’Università del Montana, fondatore del Bee Alert Technology (un’azienda appunto specializzata nei sistemi di cura e difesa degli alveari) e considerato uno dei massimi specialisti del famoso “collasso”.
Qualche giorno fa Bromenshenk è tornato alla ribalta per due ragioni. La prima è che il suo Bee Alert è riuscito a siglare un accordo di collaborazione nientemeno che con l’Edgewood Chemical Biological Center, cioè con il laboratorio di punta dell’esercito Usa in fatto di armi chimiche e batteriologiche. La seconda è che il professore, in accordo con gli scienziati militari, ha annunciato di aver forse individuato la causa della moria delle api: la micidiale combinazione di un virus e di un fungo. Bromenshenk ha poi precisato, in una serie di interventi, che i virus sono molteplici, che la combinazione virus-fungo è ancora tutta da studiare e, insomma, ha cercato di ridimensionare gli entusiasmi. Ma intanto…
Le polemiche sono scoppiate proprio a causa della biografia di Bromenshenk che qualche anno fa ha abbandonato gli apicultori al loro destino, si è ritirato dal gruppo dei consulenti nella causa collettiva contro i pesticidi e ha accettato un finanziamento proprio dalla Bayer. La sua ultima tesi non ha convinto tutti. Anzi: ci sono molti che lo accusano di aver trovato il modo perfetto per allontanare tutti i sospetti dai pesticidi e, quindi, per evitare alla Bayer che lo finanzia ogni rischio di indennizzi miliardari. Quello che non si capisce, e che nessuno per ora ha indagato, è che cosa pensino di “guadagnarci” dall’affare delle api gli scienziati militari esperti di armi chimiche. Chissà?