CHI HA VENDUTO LE ARMI A GHEDDAFI

Chi ha venduto alla Libia le armi con cui il Colonnello oggi fa ammazzare centinaia di civili? Dal 2003, cioè da quando il Rais ebbe l’illuminazione e trascinò la Libia tra le nazioni di nuovo gradite all’Occidente, c’è stata la corsa verso Tripoli degli armigeri di ogni parte del mondo, finalmente liberi di commerciare con il dittatore di una potenza petrolifera dopo tanti anni di blocchi ed embarghi. Lui, Gheddafi, non ha tradito le loro aspettative: oggi la Libia, con soli 6,5 milioni di abitanti, è il quarto maggior importatore di armi dell’Africa del Nord.

Un reparto delle truppe speciali del colonnello Gheddafi.

Un reparto delle truppe speciali del colonnello Gheddafi.

Tra i più svelti, com’è tradizione, ci siamo noi italiani. Il primo colpo lo mettemmo a segno già nel 2006, vendendo all’esercito libico 10 elicotteri per un importo di 80 milioni di euro. L’articolo 20 del Trattato di cooperazione e amicizia firmato nel 2008 prevede “un forte e ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari”. In quello stesso anno il fatturato delle fabbriche d’armi italiane con la Libia era già di 93,2 milioni di euro (56,7 l’anno prima), somma che faceva del Paese africano il nostro nono miglior cliente. Importante anche l’accordo siglato il 28 luglio 2009 tra Finmeccanica e Lybian Investment Authority (il fondo sovrano libico) per una joint venture destinata a operare in tutto il Medio Oriente nel settore della Difesa.

Noi svelti, sì, ma i russi grossi. Così, dopo essere passato da Roma, nel 2008 Gheddafi volò a Mosca per incontrare il presidente russo Medvedev. Tenda piantata entro le mura del Cremlino, la promessa di una base d’appoggio per le navi russe nel Mediterraneo e un po’ di shopping militare: aerei, missili e carri armati per quasi 1,5 miliardi di euro. Devono essersi trovati bene perché non sono mancate le repliche: nel 2009, 730 milioni di euro spesi da Gheddafi soprattutto in caccia Sukhoi; nel 2010, 1,3 miliardi di euro per i soliti aerei e carri armati ma anche per sofisticati sistemi d’arma per la difesa antiaerea.

Non male neppure la Gran Bretagna, che solo in queste ore ha bloccato le licenze per l’esportazione di armi in Libia e in Bahrein: 240 milioni di euro di armi al Rais nei soli primi 10 mesi del 2010. E la Francia? Ricordate nel 2007 il caso delle cinque infermiere bulgare arrestate e condannate a morte in Libia, la folgorante missione a Tripoli di Carla Bruni Sarkozy, la liberazione delle infermiere e gli applausi del mondo? Bene. Una settimana esatta dopo la liberazione delle poverette, Sarkozy firma con il Rais una fornitura di armi francesi per il valore di 300 milioni di euro. Tra Francia e Libia sono poi seguiti altri accordi (centrali nucleari e di nuovi ordigni di distruzione). Ma quello siglato con l’aiuto della Bruni passerà comunque alla storia. Se non altro, per eleganza.

E per finire, gli Usa. Nel 2008 l’azienda americana General Dynamics ha firmato un contratto da 150 milioni di euro per fornire alla Libia i più moderni sistemi di comunicazione. L’attrezzatura era destinata in particolare alla Seconda Brigata d’élite, un corpo scelto agli ordini di Khamis Gheddafi, uno dei figli del Rais. La Seconda Brigata è stata impegnata nella repressione delle proteste nella città di Al Bayda, dove ci sono state decine di morti.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

5 Commenti

  1. Enrico Usvelli said:

    Dunque è vero quanto detto oggi dal Governo italiano: l’Italia non ha fornito in questi giorni armi al colonnello per reprimere le proteste popolari.
    Gliele aveva già date qualche anno fa.

    Piuttosto non capisco il timore di un esodo biblico dalla Libia. Se Gheddafi rimane in sella gli oppositori li fa fuori, se lo tolgono di mezzo la gente sarà stimolata a rimanere in Libia per costruire uno Stato nuovo.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro enrico,
    se può consolarti (!?!?!?!) c’è chi è anche più disinvolto di noi. Francia e Gran Bretagna hanno sospeso le licenze di esportazione di armi verso la Libia e il Bahrein… ieri.

    Ciao, a presto

    Fulvio

  3. Alberto Roveri said:

    Caro Fulvio, dopo la tua rigorosa e precisa sintesi dei fatti storici, che si può dire di più? Mi posso forse consolare che ancora sul balcone di casa mia sventola la bandiera arcobaleno che Roberta, mia moglie, rinnova appena lo smog inizia a spegnere i colori ? Occorrerebbe ancora una grande manifestazione di piazza di tutte le forze sinceramente pacifiste ma credo che con il nostro attuale governo e con questa opposizione non accadrà. Se anche dovesse accadere non cambierebbe nulla. Il petrolio prenderebbe il sopravvento e si ritornerebbe a parlare di “Realpolitik”. Gli interessi economici giustificheranno i peggiori massacri. Parafrasando Woody Allen ” Dio è morto e anch’io non mi sento molto bene”.
    Un caro saluto, Alberto

  4. Alberto Roveri said:

    Caro Fulvio, precisa ed efficace la tua cronaca dei fatti ma bisognerebbe ricordare anche i soldi che Gheddafi ha dato all’Eni di Scaroni, alla Juventus e alla Fiat degli Agnelli, all’Impregilo di Romiti, alla Finmeccanica e all’Unicredit- Soldi ricevuti da un paese responsabile della prima grande strage del dopoguerra, l’attentato di Lockerbie, e nessuno mai si è idignato per questi soldi ricevuti da questo dittatore. Il baciamano di Berlusconi è solo l’ultimo atto, indecoroso per gli italiani di un rapporto che dura da molti anni.Insomma abbiamo barattato la dignità della nostra democrazia con il petrolio e per gli interessi di pochi. Un caro saluto. Alberto

  5. Fulvio Scaglione said:

    Caro Alberto,

    come sai, pecunia non olet. Anche oggi la pratica è quella, pensa all’appoggio che la Cina offre ad Al Bashir in Sudan e a Mugabe in Zimbabwe… Certo, la questione è sempre quella: essere una democrazia, riempirsi la bocca di altiideali e poi comportarsi proprio come i Paesi non democratici e non idealisti, beh, non è proprio il massimo. Al di là del nostrovile interesse, questo doppio binario è quello che ci ha sempre squalificato agli occhi di tanta parte del mondo arabo ed islamico. Pensa un po’, corriamo a liberare l’Iraq e armiamo Gheddafi.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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