ASIA BIBI, CRISTIANA E SOLA COME SEMPRE

asia bibiUn'immagine di Asia Bibi in carcere.

Forse ci sono trattative segrete o accordi diplomatici sotto traccia. Se è così, avremo presto occasione di rallegrarci. Al momento, però, nessun Paese islamico ha fiatato sulla sorte di Asia Bibi, nemmeno dopo la sentenza della Corte Suprema che l’ha liberata dall’incombente pena di morte. E nessun Paese cristiano ha mosso un dito per garantirle accoglienza e protezione dagli estremisti che la volevano a tutti i costi sul patibolo.

Asia Bibi, come tutti sanno, è la donna e mamma cristiana del Pakistan che nel 2009 fu accusata di blasfemia perché avrebbe insultato Maometto durante una discussione con alcune donne musulmane del suo villaggio. Arrestata, nel 2010, dopo un processo farsa, è stata condannata a morte. Da allora Asia Bibi è sempre rimasta in prigione, da un processo all’altro, fino alla sentenza della Corte Suprema di poche settimane fa. Dopo la pronuncia, i tre giudici sono stati minacciati di  morte. Saif ul-Mulook, l’avvocato musulmano che l’ha difesa, ha dovuto scappare dal Pakistan e chiedere asilo in Olanda.

Anche prima dell’ultimo e positivo giudizio, nessuno ha avuto il coraggio di pronunciarsi in suo favore, o anche solo di spendere per lei una parola di incoraggiamento. Ben diverso era stato l’atteggiamento, per fare un solo esempio, con lo scrittore Salman Rushdie (indiano naturalizzato inglese) che fu accusato dello stesso «reato» di blasfemia per il romanzo I versetti satanici, pubblicato nel 1988. Rushdie subì la fatwa dell’ayatollah Khomeini, che chiese la sua morte, ma fu protetto per anni dal Governo inglese. Asia Bibi, a quanto pare, non merita nulla.

Certo, bisognerebbe intendersi sul reale significato delle espressioni «Paese islamico» e «Paese cristiano». Si tratta, più spesso che no, di mere definizioni statistiche, soprattutto per quanto riguarda l’Europa. Non di meno, colpisce che nazioni come il Regno Unito, la Germania o l’Olanda siano pronte ad accogliere i Caschi Bianchi siriani in fuga dalla vittoria di Bashar al-Assad. E facciano tanta fatica, invece, a spendere un poco di attenzione per un caso come quello di Asia Bibi, che fa da cartina al tornasole per i sentimenti di tutte le minoranze cristiane nei Paesi dove la maggioranza della popolazione è musulmana, compresi ovviamente quelli del Medio Oriente.

I cristiani dell’Asia e del Medio Oriente vivono da molti secoli in un contesto non sempre ostile ma comunque «altro», modellato sui desideri e le abitudini della maggioranza musulmana. Sono vaccinati a questo. Ma vicende come quella di Asia Bibi trasmettono l’idea che il mondo islamico sia succube delle frange estremiste e violente. E che l’Occidente, che a queste frange ha offerto sin troppo spazio, sia intimorito dai loro potenziali attacchi. Insomma, che siano la violenza e il terrorismo a vincere.

Pensiamoci su quando mostriamo stupore per il fatto che i cristiani copti d’Egitto preferiscono l’ex generale al Sisi, autore di un colpo di Stato, al presidente eletto, nonché Fratello musulmano, Morsi. E che quelli di Siria, tra tanti tormenti, si sentono comunque più al sicuro con il presidente Bashar al Assad che con i suoi oppositori. Anche quelli dell’Iraq vi direbbero che stavano meglio con Saddam Hussein. Lo direbbero se ci fossero ancora, perché ormai sono ridotti ai minimi termini.

Pubblicato in Babylon, il blog di Terrasanta.net

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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