L’EUROPA E I CURDI, DI COSA VERGOGNARSI

curdiLa bandiera del Rojava curdo e quella dell'Unione Europea.

Che di fronte ai drammi del Medio Oriente l’Europa debba vergognarsi, come ha titolato un grande quotidiano italiano, è indubbio. Meno chiaro, purtroppo, è di che cosa in particolare. Il riferimento immediato è al dramma dei curdi del Rojava e del Nord-Est della Siria, da molti giorni martellati dall’esercito turco, e all’inerzia dell’Unione Europea e dei Paesi che la compongono. Molti leader annunciano lo stop alla vendita di armi. Ma il regime di Recep Tayyip Erdoğan ha già armi più che sufficienti per schiacciare i curdi. E ha un’industria nazionale degli armamenti capace di generare, nel 2018, oltre due miliardi di dollari di profitti con le esportazioni. L’unico provvedimento sensato sarebbe (anzi, sarebbe stato) il varo immediato di sanzioni economiche.  Per indebolire la non floridissima economia turca e il consenso interno di Erdoğan, anch’esso in calo se giudichiamo dall’esito delle recenti elezioni amministrative. Cosa che, appunto, l’Europa non fa e non farà.

Basta e avanza per sentirsi a disagio, come europei. Ma è davvero tutto qui? Vergogna per vergogna, non dovremmo riflettere anche sulla morte di Hevrin Khalaf, 35 anni, segretaria generale del Partito (curdo) della Siria del futuro, rapita, violentata e lapidata dai miliziani filo-Erdoğan mentre viaggiava verso Kobane? Queste milizie non sono nate ieri. Combattono da anni in Siria compiendo violenze sui civili, al servizio di quella Turchia che ha tentato in ogni modo non solo di abbattere il regime di Bashar al-Assad ma, peggio, di distruggere la Siria. Sono le “cugine” di quelle che, ad Aleppo, smantellavano gli impianti delle industrie locali e li trasferivano, appunto, in Turchia. Perché per anni sulle loro azioni c’è stato solo silenzio, quando non anche simpatia? Ci siamo accorti solo a causa del sacrificio dei curdi e della Khalaf di che gente si tratta? Quanto accadeva veniva denunciato da alcuni coraggiosi giornalisti turchi, poi costretti all’esilio. Dov’eravamo, allora, noi europei? Eravamo a congratularci per l’accordo stretto con Erdoğan affinché lui, in cambio di sei miliardi di euro, intercettasse e trattenesse i migranti, ecco dov’eravamo.

E ancora. Adesso siamo tutti scandalizzati per come i curdi sono stati traditi dai loro “amici” occidentali. Giusto. Ma qualcuno ricorda che i curdi del Rojava sono legati a filo doppio al Partito curdo dei lavoratori (Pkk) che tuttora, sia nella Ue sia negli Usa, è ufficialmente considerato un movimento terroristico? Nessun problema con il fatto che, per combattere i terroristi dell’Isis, ci siamo alleati con altri, i curdi, che sono per i nostri governi anch’essi terroristi? Perché, allora, per combattere l’Isis non ci siamo alleati anche con il libanese Hezbollah, che la Ue peraltro non qualifica come movimento terroristico?

In nome di che cosa pensiamo di poter fare tutto e il contrario di tutto, prendere e mollare questo o quel popolo, appoggiare questo o quello a dispetto delle nostre stesse classificazioni, e sentirci sempre a posto con la coscienza? Arrogandoci il diritto di vergognarci, sì, ma solo quando è comodo e fa fine?

Dietro il dramma dei combattenti curdi e dei civili siriani, c’è una grande lezione per noi occidentali. Il Medio Oriente non si presta alle nostre categorie, al manicheismo con cui pretendiamo di distinguere, e sempre a nostro profitto, il bene dal male. Visto che non riusciamo a fare nulla per i curdi, facciamo almeno qualcosa per noi: teniamolo a mente.

Pubblicato in Babylon, il blog di Terrasanta.net

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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