“L’ISIS È UN MINACCIA”. LICENZIATO DA OBAMA

minacciaIl presidente Obama con Chuck Hagel.

Chuck Hagel, chi se lo ricorda? Veterano del Vietnam, uomo d’affari, era diventato senatore repubblicano e, verso la fine della parabola di George Bush, sempre più critico verso le politica americana in Medio Oriente, invasione dell’Iraq e sanzioni contro l’Iran comprese. Sembrava che Hagel dovesse addirittura fare il “vice” di Barack Obama, nella campagna del 2008 che vide invece l’investitura di Joe Biden. Dovette invece aspettare fino al 2013 prima di avere un incarico importante: ministro della Difesa. Il primo sottufficiale nella storia degli Usa a scalare il Pentagono. Una minaccia al sistema.

Purtroppo Hagel è rimasto in carica appena due anni. Nel febbraio dell’anno scorso ha dovuto fare le valigie, essendo ormai diventati insanabili i suoi contrasti con il resto dei consiglieri alla Difesa e Sicurezza Nazionale di Obama. L’occasione per farlo dimettere arrivò quando Hagel scrisse un memorandum sulla Siria indirizzato a Susan Rice, consigliere per la Sicurezza Nazionale di Obama, ma in realtà diretto a Obama. Un “memo” che, dicono le cronache, era piuttosto chiaro, quasi brutale: Hagel stroncava la linea politica di Obama e, in particolare, dava voce alle perplessità degli ambienti militari, che volevano un intervento più energico contro l’Isis, considerato la vera minaccia.  Intervento comprensivo di azioni sul campo e non solo bombardamenti, mentre erano molto più “freddi” verso i propositi di rovesciare il regime di Bashar al-Assad.

Minaccia concreta e dimissioni

Ne facevano, Hagel e i suoi generali, una questione di convenienza generale, non certo di simpatia per Assad. Era del resto l’epoca in cui anche Biden sembrava nutrire idee particolari. Incontrando gli studenti all’Università di Harvard, il vicepresidente disse: “Il nostro maggior problema in Siria sono i nostri alleati nella regione. I turchi, i sauditi, gli Emirati Arabi Uniti… che cosa stanno facendo? Erano così decisi ad abbattere Assad e avere una guerra sunniti-sciiti… Cos’hanno fatto? Hanno riversato centinaia di milioni di dollari e decine di migliaia di tonnellate di armi su chiunque volesse combattere Assad. Solo che la gente che stavano aiutando erano Al Nusra, Al Qaeda e i jihadisti in arrivo da altre parti del mondo”. Anche per lui l’Isis e i suoi sponsor erano la vera minaccia.

Comunque sia, Hagel fu costretto alla dimissioni e Biden al dietrofront. Adesso Hagel, che si era tenuto in disparte dopo aver lasciato il Pentagono, si è concesso qualche intervista. Alla Cnn ha detto: “Dovremmo preoccuparci dell’interesse comune. Qual è la minaccia concreta a tutta una serie di Paesi? L’Isis. E questa dev’essere la base su cui lavorare. E non credo che si troverà una soluzione al problema Assad finché non riusciremo a liberarci dell’Isis”.

Ancora una volta: Hagel non è un fan di Assad (lo giudica “un brutale dittatore”) e pensa che bisognerà prima o poi costringerlo a cedere il potere. Pensa anche, però, che “abbiamo lasciato che lo slogan “Assad se ne deve andare” ci imprigionasse e paralizzasse la nostra politica sulla Siria. L’Isis è una minaccia reale e imminente mentre Assad non è mai stato un nostro nemico”. Riflessioni che si possono ascoltare nell’intervista di Hagel all’Atlantic Council. L’idea di Hagel era di riunire tutti i Paesi interessati in una vera coalizione contro l’Isis (Russia, Turchia e Arabia Saudita comprese) per far fuori i jihadisti (punto 1) e poi eventualmente togliere di mezzo Assad (punto 2).

Vediamola da un punto di vista americano o turco o saudita: non era un’idea sensata? O, sempre dal loro punto di vista, è stato più sensato ritrovarsi, come si ritrovano ora, con Assad all’offensiva, l’Isis più o meno come prima e anzi impegnato ad allargarsi in Libia (dove infatti già gli Usa già preparano l’ennesima guerra), il mito dei “ribelli moderati” ormai ridicolizzato e, quale prospettiva alternativa, la tentazione di far la guerra alla Russia?

I giornali americani, quando Hagel fu costretto a dimettersi, dissero che non era stato un granché come politico. Ma se lui non era granché, i consiglieri di Obama che cosa sono? D’altra parte è stato lo stesso Presidente, nel suo ultimo discorso alla nazione, a dire che l’Isis non è una “minaccia essenziale” per gli Usa. Quindi…

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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