Dai raga, rifacciamo il numero della “svolta storica”. A metà dicembre, quando per la prima volta anche le donne poterono presentarsi alle elezioni per i consigli locali, ci fu la corsa a usare i punti esclamativi per sottolineare la novità, come se il regime monarchico-wahabita dell’Arabia Saudita stesse per cambiar pelle. Adesso sappiamo che anche quella era una messinscena, buona forse per gli occidentali entusiasti, e che il regime monarchico-wahabita non aveva alcuna intenzione di cambiar pelle.
Non sono bastate, infatti, le esecuzioni a raffica e la repressione di qualunque forma di dissenso o di autonomia di pensiero. Adesso arriva la notizia che le elette (ci sono 38 donne su 2.106 consiglieri locali), quando partecipano alle riunioni dei consigli, devono restare chiuse in una stanza separata da dove possono contribuire alle sedute solo attraverso un sistema di telecamere a circuito chiuso, oppure mandando e-mail e addirittura sms. I loro interventi possono essere ascoltati ma loro non possono essere viste dai consiglieri maschi. Il tutto in base alle disposizioni emanate una decina di giorni fa dal ministero degli Affari municipali e rurali, competente in merito. Alcune consigliere hanno protestato, ovviamente senza esito. D’altra parte, Ministero vuol dire Governo e e Governo vuol dire re Salman, meglio non farsi illusioni.
Donne che protestano
Va anche detto che in Arabia Saudita, il Paese che ci è tanto caro ma dove le donne non possono guidare e non possono viaggiare senza il consenso scritto di un parente maschio, non mancano le donne coraggiose. Tra queste, la blogger Samar Fatany, editorialista del quotidiano Saudi Gazette.
Samar ha scritto una lunga lettera aperta al famoso Ministero degli Affari municipali e rurali in cui propone argomenti molto coraggiosi. Scrive per esempio: “C’è una lotta tra moderati che si battono per il progresso e il cambiamento e i falchi che vedono in ogni cambiamento una minaccia alla loro autorità e al loro potere. Per quanto tempo ancora dovremo tollerare questi estremisti che controllano le corti di giustizia e il sistema scolastico e continuano a indottrinare l’intera società con le loro intolleranza e la loro rigida interpretazione dell’islam?”.
La blogger Samar ha detto cose che molti politici e intellettuali occidentali non riescono nemmeno a pensare, a proposito dell’Arabia Saudita. Ha parlato a nome di tutte le donne saudite, che possono lavorare quasi solo come maestre nelle classi femminili, perché altro posto per loro non è previsto. Ora teniamola d’occhio: per molto meno, altri blogger e altre donne sono finite male.
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