FRONTIERE. E L’EUROPA NON C’E’ PIU’

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E se provassimo a dirci che l’Europa unita non c’è più? Una certa Europa, almeno, si è dissolta. Non quella della finanza, della convenienza a breve termine, dei fondi da distribuire e da spendere. Se n’è andata quella delle decisioni di lungo respiro, che segnano il nostro rapporto col mondo e danno un senso allo stare insieme. Lo dimostra la rivolta dei Paesi del Nord, ultimi proprio ieri Svezia e Danimarca, che tra muri e controlli doganali hanno di fatto cestinato il Trattato di Schengen e ripristinato quelle frontiere che nel 1993 erano state gioiosamente abbattute.

La causa immediata del provvedimento è l’ininterrotto flusso di migranti da Sud, che risulta in calo sulla vecchia via d’acqua che aveva come approdo l’Italia (nel 2015, sono sbarcate sulle nostre coste 153.842 persone, quasi il 10% in meno che nel 2014) ma non conosce flessioni sulla “rotta dei Balcani”: un milione e 100 mila i migranti, quasi tutti richiedenti asilo, entrati nella sola Germania nel 2015.

La riscoperta delle frontiere

La decisione di Svezia e Danimarca è entrata in vigore proprio mentre arrivava la notizia dell’ennesima strage in mare, un naufragio con 36 morti, tra i quali donne e bambini, nelle acque della Turchia. Ma i due Paesi sono solo gli ultimi di una lunga serie: frontiere chiuse per periodi più o meno lunghi si sono avute anche in Austria, Francia, Romania, Croazia, Macedonia, Germania, per non parlare del filo spinato dell’Ungheria o dei soldati schierati dalla Bulgaria. Neppure da nominare Repubblica Ceca, Polonia e Baltici, che di immigrati non vogliono neppure sentir parlare.

L’eco dell’ultima ecatombe di migranti, ovvero le grida di dolore di un mondo giovane e travagliato che chiede spazio e aiuto a un continente ricco e vecchio, dovrebbe far riflettere sulla politica europea. Che è tutta all’insegna dell’impotenza e della confusione. L’Europa cosiddetta unita non ha una politica (non si dice una politica unitaria, ma una qualunque) per le zone di crisi in Africa e in Medio Oriente da cui proviene la maggior parte dei migranti e non ha una politica per affrontare il problema una volta che questo si presenta, sotto forma di barconi, alle sue frontiere. E’ assente dove la questione nasce come dove finisce.

L’ognuno per sé, quindi, diventa inevitabile. E lo è già a partire dal primo impatto. L’Italia è stata abbandonata a se stessa per almeno due anni e adesso è presa di mira da una procedura d’infrazione per la questione delle impronte da prendere ai migranti, mentre il piano per la ricollocazione dei richiedenti asilo viene boicottato dai Paesi che ci fanno la predica: dovevano essere ricollocati 80 migranti al giorno, ne sono partiti solo 190 in più di tre mesi. La Merkel ha fatto il gesto di aprire le frontiere ai migranti per poi richiuderle. Ma in quel modo ha anche consentito che si riversassero sulla Svezia, attraverso la Danimarca, 160 mila profughi in un anno. E così via.

Bisogna però fare attenzione: sulla pelle dei migranti si gioca con cinismo anche un’altra partita, quella tra i Paesi che si pretendono virtuosi e quelli che loro vedono come deboli e pericolosi. Ovvero, i Paesi del Nord Europa e i nuovi ricchi dell’Est contro il Sud del continente, Italia, Grecia e Spagna in prima linea. Quelli, aggiungiamo noi, che tengono in ordine i bilanci ma usano l’Europa come un bancomat e quelli come l’Italia, che ha molto da rimproverarsi quanto a serietà ma anche molto di cui vantarsi quanto a contributo alla causa europea. Mettere ordine in casa nostra ci aiuterà anche a evitare che la Ue diventi un comitato d’affari senz’anima, senza cuore e senza senso.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 6 gennaio 2016

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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