ABU MAZEN FORSE VA E FORSE RESTA

abu mazenAbu Mazen, nome "di battaglia" di Mahmoud Abbas.

Mahmoud Abbas, 80 anni, per la politica internazionale Abu Mazen (che vuol dire “padre di Mazen”, da nome del primo dei suoi figli, morto d’infarto a 42 anni), lascia. Ma com’è tradizione per l’asfittica politica palestinese, lascia per tenere ancora un po’.

Abu Mazen, infatti, si è dimesso da leader del comitato esecutivo dell’Olp (carica che detiene dal 2005), subito seguito da più di metà dei membri del comitato. Il che porterà alla Convocazione del Consiglio Nazionale (il Parlamento palestinese) che nominerà un nuovo comitato, che a sua volta si darà un nuovo leader. Abu Mazen, però, conserverà la carica di presidente dell’Autorità palestinese, il governo che amministra i territori della Cisgiordania (mentre a Gaza comanda Hamas).

Abu Mazen e i suoi problemi

Di queste dimissioni si vociferava da tempo, perché Abu Mazen, ormai in difficoltà nel suo stesso partito Al Fatah (la componente principale del comitato esecutivo), è gravato da una serie di problemi che gli è ormai quasi impossibile superare. Il dissidio mai risolto con Hamas, il perenne e inconcludente stato di non pace e non guerra con Israele, l’assenza di risultati politici mentre Israele allarga gli insediamenti e rinforza il controllo sull’Area C (che costituisce il 60% dei Territori della Cisgiordania), il pessimo stato dell’economia palestinese, i ricorrenti e clamorosi casi di corruzione all’interno del suo gruppo… Non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Ovviamente Abu Mazen si dimette con il proposito di guidare la successione, e di affidarla a uno dei suoi fedelissimi. Magari Abu Abbo Erekat, suo consigliere politico e ora presidente ad interim del comitato esecutivo, o Majed Faraj, capo delle forse di sicurezza. Comprensibile ma difficile, perché negli anni Abu Mazen è via via entrato in contrasto con tutte le maggiori personalità palestinesi, che ora ambiscono a sostituirlo: Mohammed Abd Rabbo (rimosso da ogni incarico appena scomparso Arafat), Salam Fayyad (il tecnocrate che piaceva all’Occidente ma perse il posto di primo ministro in omaggio alla riappacificazione-farsa con Hamas), Mohammed Dahlan (nativo di Gaza, arrestato 11 volte dagli israeliani, uno dei più accaniti avversari palestinesi di Hamas).

Il fatto di lasciare l’incarico politico ma non quello di governo dei Territori garantisce comunque ad Abu Mazen un certo margine di manovra. Soprattutto nei rapporti con il governo di Israele, che lo disprezza e lo accusa spesso di fomentare il terrorismo ma che domani potrebbe trovarsi a fare i conti con un leader palestinese più agguerrito e popolare di lui. Abu Mazen ha spesso collaborato con gli israeliani per sventare le azioni di Hamas, e questo il Mossad e soprattutto lo Shin Beth lo sanno bene.

Sullo sfondo il vero spauracchio di tutti. E cioè, che un giorno si vada alle elezioni politiche in Cisgiordania e che si ripeta lo scenario del 2006: vittoria di Hamas, guerra tra palestinesi (2007), guerre con Israele (2008-2009, 2012, 2014).

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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