BUONISTA CON I CORROTTI, CATTIVISTA CON I MIGRANTI

buonistaImmigrati in coda a Palermo.

Buonista, buonista… Si sente spesso dire, e altrettanto spesso si legge, che l’Italia accoglie i migranti (e li mantiene, e li coccola, e li vizia…) ma trascura i propri anziani, pensionati, bisognosi, cresciuti negli ultimi anni di numero e di disperazione. Da lì, il passo è breve per arrivare all’equazione, quasi sempre sottintesa, che non possiamo assistere gli italiani bisognosi di aiuto perché sprechiamo soldi con gli immigrati. Chi non la pensa così è d’abitudine definito buonista.

Bisogna anche tener presente che per immigrati oggi si intendono quelli dei barconi. Nessuno, buonista o no, ricorda che il loro peso specifico sull’immigrazione in Italia è quasi irrilevante: tra le prime dieci nazionalità straniere insediate sul territorio italiano, solo una, quella marocchina (al terzo posto con il 9,2% delle presenze straniere) è africana. Tutte le altre con l’Africa non c’entrano nulla, da quella rumena (prima con il 22% delle presenze) a quella peruviana (decima con il 2%), passando per Albania, Cina, Ucraina, Moldavia ecc. ecc. E certo sui barconi di marocchini ce ne sono pochi, visto che i migranti delle ultime ondate sono in prevalenza eritrei, siriani e africani dell’area sub-sahariana.

Quindi, questa attenzione spasmodica per chi arriva via mare, unita all’indifferenza totale per chi arriva in altro modo purché non abbia la pelle nera, risulta un po’ sospetta… Ma parlavamo dei costi dell’accoglienza ai migranti.

Il buonista con la calcolatrice

Le valutazioni sono molteplici. Per non sbagliare, vorrei prendere come punto di riferimento quella del Giornale, testata di proprietà della famiglia Berlusconi (Silvio Berlusconi, da primo ministro, lasciò mano libera alla Lega Nord nella gestione del problema immigrazione) e sostenitrice di un orientamento che certo non si può definire buonista.

Alla fine del 2014, il Giornale ha valutato in 55 milioni al mese il costo della “invasione degli immigrati”, definizione che la dice lunga sul fatto che la testata non è buonista. Ma anche in questo caso… non importa. Anzi, per andare sul sicuro, diciamo pure che il costo ora sia di 60 milioni al mese, con un aumento del 10% rispetto a quanto ipotizzato dallo stesso Giornale.

Sono queste uscite a impedirci di curare i nostri pensionati? Vediamo un po’. In Italia, non è un mistero, l’evasione fiscale abbonda. Ma… quanto? Un osservatore esterno come Richard Murphy, fondatore del Tax Justice Network, ha calcolato il valore dell’evasione fiscale in 145 Paesi. Per l’Italia, anno 2011, siamo a 183 miliardi di euro che, divisi in rate mensili come quelle del Giornale, fanno 15 miliardi e 250 milioni al mese.

Vogliamo prenderla da un altro punto di vista? Secondo l’Istat, nel 2008, il valore attribuibile all’economia in nero, collegata all’evasione fiscale, stava tra i 255 e i 275 miliardi di euro. Prendiamo il valore inferiore (255 miliardi) e facciamo il calcolo sulla solita base mensile: fa 21 miliardi e 250 milioni.

Non vorrei dilungarmi, ma qualcosa va pur detto anche sulla corruzione, che il 97% degli italiani (contro una media europea del 76%) considera dilagante nel proprio Paese. Si è capito che la valutazione di 60 miliardi annui buttati in tangenti e bustarelle, attribuita tre anni fa alla Corte Costituzionale, era frutto di un fraintendimento. Non per questo la corruzione in Italia è scomparsa. Studi attenti e credibili parlano comunque di un miliarduccio al mese. Un miliardo, non 60 milioni. 

Conclusione non buonista ma di buon senso: spendere 60 milioni al mese per recuperare migliaia di persone in mare è pesante ma ha un valore pratico (l’emergenza è comunque alle nostre porte, in un modo o nell’altro bisogna affrontarla) e morale (si salvano vite)  altissimo. Permettere a migliaia di italiani di derubare la collettività per miliardi e miliardi di euro al mese non ha alcun valore e nella pratica danneggia tutti, per primi i famosi pensionati, anziani e malati bisognosi. Si veda un po’ con chi e con che cosa conviene prendersela.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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