Ha scelto per andarsene proprio il giorno del nostro Natale, il Natale dei cattolici, padre Gleb Yakunin, 80 anni, una delle figure storiche del dissenso sovietico. Ai più giovani il suo nome forse dice poco, ma padre Gleb era stato un gigante nelle battaglie per la libertà di culto e di religione,quindi per la libertà in assoluto, ai tempi dell’Urss. Nato in una famiglia di musicisti nel 1934, aveva scoperto la religione relativamente tardi, alla fine degli anni Cinquanta. Era poi entrato in seminario ed era stato ordinato sacerdote nel 1962, per essere assegnato a una parrocchia a Dmitrov, nei pressi di Mosca.
Già nel 1965, però, Yakunin, insieme con un altro sacerdote, Nikolaj Enschliman, aveva scritto una lettera aperta al patriarca Alessio I per invitarlo a recidere ogni legame di dipendenza della Chiesa ortodossa dallo Stato sovietico. I due sacerdoti erano stati pubblicamente difesi da Aleksandr Solzhenitsyn, ma nondimeno erano stati inibiti a svolgere qualunque tipo di attività in parrocchia.
Yakunin e il Patriarca
Nel 1976 Yakunin aveva fondato a Mosca il Comitato per la Difesa dei Diritti dei Credenti dell’Urss, cominciando a pubblicare una lunga serie di articoli per la promozione della libertà di culto. Arrestato nel 1980, scontò cinque anni nella prigione moscovita di Lefortovo e poi poi inviato al confino in Yakutia. Nel 1987 potè infine godere dell’amnistia decretata da Mikahil gorbaciov.
Tornato a Mosca e ripresa l’attività in parrocchia, padre Yakunin fu ufficialmente riabilitato ed eletto al Parlamento, dove fu tra gli autori della legge post-sovietica sula libertà di culto. Nella sua veste di parlamentare fu inserito nel comitato chiamato a indagare sul tentativo di golpe dei nostalgici filo-sovietici dell’agosto 1991.
Seguendo le indagini sul golpe, potè accedere agli archivi segreti del Kgb. E nel 1992 pubblicò un libro in cui sosteneva che molti dei nomi in codice attribuiti alle spie dei servizi segreti corrispondessero, in realtà, ad alcuni dei più alti esponenti della Chiesa ortodossa, tra cui l’allora patriarca Alessio II e i metropoliti Filaret e Pitirim. Fu per questo scomunicato nel 1993 ma non smise mai di battersi per i diritti e la libertà dei credenti.
Padre Yakunin, come tutti i sacerdoti del clero ordinario ortodosso, era sposato. Lascia tre figli: Maria, Aleksandr e Anna.
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