TERRORISTI MADE IN EUROPE IL VERO PERICOLO

Terroristi made in EuropeMiliziani in Iraq.

Era facile immaginarlo: l’allarme Isis prima o poi doveva dilagare anche in Europa. Così le parole del coordinatore europeo contro il terrorismo Gilles de Kerchove, che ieri ha appunto “ufficializzato” il rischio di attentati, attribuendo l’intenzione di colpire non solo all’Isis ma anche ai gruppi dell’estremismo islamico che con quello rivaleggiano, hanno solo confermato i timori di molti cittadini, la preoccupazione dei politici e alcune analisi degli esperti.

Le ragioni per tener desta l’attenzione non mancano. L’immigrazione attraverso il Mediterraneo, che ha tra le cause principali proprio l’instabilità generata in molti Paesi dall’offensiva islamista, è sufficientemente fuori controllo da far pensare che possa essere usata anche per infiltrare in Europa degli aspiranti kamikaze. E’ chiaro, inoltre, che i miliziani dell’Isis, di Al Nusra e di Al Qaeda cercheranno in qualche modo di rispondere all’offensiva lanciata dagli Usa e dalla coalizione di Paesi che intorno a loro si è radunata. Colpiti dall’aria e comunque chiamati a confrontarsi con una potenza di fuoco cui non posso replicare, i terroristi si sono dati alla rappresaglia pura, sgozzando gli ostaggi. Americane, inglesi e francesi le vittime del boia: originarie cioè dei Paesi occidentali più esposti nella campagna militare.

Terroristi della porta accanto

Il “rischio Europa”, insomma, è una questione reale, e lo dimostrano i fatti (gli arresti di terroristi in Spagna, lo scandalo in Francia per l’arresto tardivo di tre jihadisti, i sostenitori danesi dell’Isis fermati in Norvegia, l’allarme arrivato dall’Iraq sulle metropolitane di Parigi e New York…) che cominciano a punteggiare le cronache. Non si può abbassare la guardia, anche a costo di imparare a gestire le generalizzazioni (per esempio: immigrati uguale potenziali terroristi) che rischiano di farci sbagliare bersaglio ma sono inevitabili in periodi di così alta tensione.

Bisogna però restare lucidi. Tra le cose che ha detto ieri De Kerchove, quella di gran lunga più angosciante è il numero di cittadini europei che si sono già recati in Medio Oriente a combattere nelle formazioni dell’estremismo islamico: più di 3 mila, tra i quali, a quanto pare, anche una cinquantina di italiani. Cifra piccola in proporzione (gli stranieri che vivono nella Ue sono circa 34 milioni) ma grande in assoluto, se si pensa che il numero dei terroristi dell’Isis è calcolato in non più di 30 mila, e che deve farci riflettere. E’chiaro, in primo luogo, che il messaggio del fanatismo politico e dell’integralismo religioso riesce a far presa anche su persone che sono spesso nate e comunque sono vissute accanto a noi, in società che sono regolate da ben altre norme e valori. Perché? Com’è potuto succedere? E che cosa può comportare, in prospettiva futura?

Inoltre: questi “noi” che prendono le armi per “loro” sono il nemico più insidioso che ci sia. Ci conoscono e ci somigliano. Di più: sono, appunto, come noi. Lo scandalo francese la dice lunga: i tre terroristi, uno dei quali cognato di quel Mohamed Merah che due anni fa uccise 7 persone a Tolosa, sono rientrati dalla Siria atterrando a Marsiglia e hanno passato la dogana in tutta tranquillità con i loro passaporti francesi. Una volta scoperto di essere ricercati, hanno gironzolato con l’avvocato di commissariato in commissariato fino a trovarne uno disposto ad arrestarli. Un caso limite, che però illustra bene la difficoltà di opporsi a un nemico che ha tutto per sembrare un amico. Che non ha la sagoma inconfondibile dell’immigrato appena sceso dal barcone ma quella confondibilissima del vicino di casa.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 27 settembre 2014

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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