PROVE SUL BOEING MALESE: SPARITE?

I resti del Boeing delle linee aeree malesi abbattuto sull'Ucraina.

Prove? Quali prove? E’ passato un mese esatto dall’abbattimento, nei cieli dell’Ucraina, del Boeing delle linee aerei malesi con 298 persone a bordo e delle famose prove si è persa ogni traccia. Barack Obama, a poche ore della tragedia, aveva detto di averne a mucchi: non solo tante, ma clamorose. Dove sono finite? Perché non le mostra al mondo? Possibile che gli Usa non avessero nemmeno un satellitino qualunque puntato sull’Est dell’Ucraina, la cui sorte è così cara agli Usa e all’Europa tutta? Echelon era spento? Dopo un mese di prove mancate, sarebbe bene che la Casa Bianca passasse qualcosa ai pataccari della stampa italiana ed europea, che in un baleno avevano cominciato a ripetere a pappagallo la lezioncina. Gli spin doctor americani diano qualche suggerimento ai Bernard-Henry Levy di turno, almeno per toglierli dall’imbarazzo. Anche perché più il tempo passa e più si corre il rischio che la famosa “verità” e le famose “prove” si rovescino nell’esatto contrario. Già il 7 agosto, infatti, il più diffuso giornale in inglese della Malesia, The Strait Times, annunciava che un rapporto preliminare della commissione di esperti che indaga sul disastro si stava orientando verso l’ipotesi di un abbattimento da parte di un missile aria-aria.

Il che, per dirla in sintesi, riporta in auge proprio la tesi del detestato Cremlino: e cioè, che il Boeing malese sia stato abbattuto da un caccia ucraino, forse convinto di aver intercettato l’aereo del presidente Putin, passato non molto tempo prima su una rotta molto simile. Per non parlare della tesi più cara ai complottisti, che tirano in ballo l’esercitazione militare See Breeze, svolta proprio in quei giorni dagli Usa e da altri sei Paesi Nato nelle acque e nei cieli del Mar Nero. Pensate se fosse vera la storia del caccia, se arrivassero le prove, e poi pensate al buon Poroshenko inginocchiato a Kiev accanto all’ambasciatore d’Olanda…

Prove e controprove

A cascata, sempre parlando di prove, anche tanti altri fatti clamorosi possono esser letti con occhi diversi: dalla città di Donetsk controllata dai mercenari ceceni (fandonia già ampiamente sputtanata) allo sconfinamento dei blindati russi (poi distrutti dagli ucraini) ai bombardamenti sull’Ucraina da territorio russo. Bocconi prelibati su cui la stampa del dilettantismo e della malafede si è lanciata a capofitto ma che le fonti ufficiali, dalla Nato alla Casa Bianca, hanno buttato lì solo come ipotesi, guardandosi poi bene dal confermarle come fatti.

A priori è bene non credere a nessuno, perché da quelle parti, come si dice, il più buono ha la rogna. Non crederei a priori a quanto dicono i russi né a quanto dicono gli ucraini. Men che meno a quanto dicono i politici americani, che di prove false (ricordate Colin Powell all’Onu, nel 2003, prima di invadere l’Iraq) hanno una certa esperienza. Sarei sorpreso allo stesso modo (cioè poco) se saltasse fuori che sono stati i russi o gli ucraini o i ribelli filorussi.

Nel frattempo la Russia non demorde e aiuta gli insorti, l’esercito di Kiev avanza nell’Est, nella cosiddetta Novorossija molti più ucraini di prima (il conto delle vittime è quasi raddoppiato in due settimane) e per gli ucraini non coinvolti nei combattimenti si annuncia un inverno durissimo. Dicono che il Governo di Kiev potrebbe interrompere il flusso del gas dalla Russia all’Europa: i Paesi della Ue al freddo, il Cremlino senza soldi, gli uni e l’altro furibondi con l’Ucraina. Che tutto questo possa andar bene agli Usa, lo capisco. Che possa sembrare una vittoria a certi europei, invece non lo capisco proprio.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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