CISGIORDANIA, VIOLENZA CHIAMA VIOLENZA

CisgiordaniaLe operazioni dell'esercito di Israele in Cisgiordania durante il rapimento dei tre studenti.

E così Eyal Yifrah, 19 anni, Gil-Ad Shayer, 16, e Naftali Yaakov Frenkel, 16 anni, sono stati uccisi subito, 18 giorni fa, appena dopo essere stati rapiti mentre facevano l’autostop a poca distanza da Hebron, in Cisgiordania. E’ un esito crudele che non arriva, però, inatteso: purtroppo era impossibile credere che i rapitori potessero tenere prigionieri per così tanto tempo i tre ragazzi in una zona militarizzata, già fortemente controllata dalle forze di sicurezza di Israele e nelle ultime settimane passata al setaccio.

Dall’annuncio, dato poche ore fa, è lecito attendersi una sola cosa: una nuova ondata di violenza. Le avvisaglie ci sono tutte: in Cisgiordania sono già scoppiati violenti scontri tra i palestinesi e i soldati israeliani, e d’altra parte durante le ricerche dei ragazzi sono stati uccisi quattro palestinesi. Gli arrestati sono centinaia. Il Governo di Israele accusa apertamente Hamas e molti suoi esponenti invocano una spedizione punitiva sulla Striscia di Gaza, quando non lo “sradicamente definitivo” del movimento.

Cisgiordania in subbuglio

Sarà peraltro ovviamente impossibile, in caso di rappresaglia, misurare al centimetro l’applicazione della violenza. E altrettanto impossibile trattenere, alla minima “esagerazione”, il rancore dei palestinesi della Cisgiordania, magari estranei o addirittura ostili a Hamas ma da lungo tempo esasperati da un’occupazione israeliana che non solo non si allenta ma erode di continuo le loro terre. Sarà utile ricordare che proprio poco prima del rapimento il Governo Netanyahu aveva dato il via libera alla costruzione di altre 1.300 unità abitative in Cisgiordania. Altri insediamenti come quello verso cui stavano tornando i tre poveri studenti israeliani prima di essere trucidati.

Morto il negoziato di pace, se mai fosse davvero nato. Morto il Governo palestinese unitario Al Fatah-Hamas e con esso la speranza di portare anche gli estremisti di Hamas a rinunciare al dogma della distruzione di Israele. Prevedibile il congelamento degli assetti attuali. Il bellicoso Netanyahu, con i terroristi in casa sotto forma di assassini di ragazzi e appena fuori casa sotto forma di jihadisti siriani, terrà la poltrona ancora a lungo. Il torpido ma insidioso Abu Mazen resta al centro della scena palestinese, in Cisgiordania e oltre.

Considerazioni banali, conseguenze inevitabili di un gesto orrendo. Tutto molto prevedibile da parte di chi ha voluto assassinare Eyal, Gilad e Naftali. Non dovrebbe essere difficile capire chi aveva interesse a ottenere questi risultati.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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