LIBIA IN MANO ALLE MILIZIE, ALTRO GRANDE SUCCESSO

Libia milizieMilizie a Tripoli.

Con l’attacco delle milizie del generale Khalifa Haftar al Parlamento, la Libia conferma quanto si sapeva da mesi: è un altro dei grandi successi dell’interventismo occidentale. Ma non solo: è un altro dei grandi successi della “guerra al terrore” battezzata da George Bush. Guerra che riesce a portare Al Qaeda anche laddove Al Qaeda non esisteva, proprio come in Libia.

Da molti mesi, in Libia, il Parlamento è una finzione. I primi ministri sono stati minacciati, rapiti e rapidamente sostituiti. Già in aprile l’aula era stata assediata e attaccata. Le milizie di orientamento islamista hanno di fatto preso il controllo della Cirenaica, regione decisiva per l’unica ricchezza nazionale, il petrolio, mentre le altre milizie si strappano l’un l’altra i residui bocconi: i porti, le raffinerie…. Petrolio che, nel frattempo, si riduce di giorno in giorno: l’estrazione è scesa da una media di un milione e mezzo di barili a mezzo milione di barili al giorno, e con questi chiari di luna non potrà che andar peggio.

Ultimo ma non ultimo: gli arsenali saccheggiati durante la rivolta contro Gheddafi fanno oggi della Libia il maggior “fornitore” di armi illegali dell’intera Africa, trasformando di fatto il Paese in un gigantesco fattore di destabilizzazione del continente. Si dice che in Libia le milizie dispongano di 15 milioni di mitra e fucili, che arrivano quasi dappertutto: Somalia, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Niger, persino in Siria. Di fatto, ovunque ci sia una guerra o una guerriglia islamica in atto.

Libia, Al Qaeda e milizie

Facendo quattro conti: tra Iraq, Afghanistan, Libia e Siria, nessuno degli interventi dei Paesi occidentali ha prodotto risultati positivi. Anzi: con la parziale eccezione dell’Afghanistan dei talebani (con i quali ora si deve comunque trattare), ovunque ha prodotto disastri. Ha generato massacri delle popolazioni locali, come in Iraq, e quasi estinto intere minoranze (come i cristiani in Iraq) che avevano resistito a secoli di dominazione islamica. Ha peggiorato situazioni già drammatiche come in Siria. Ha di fatto smembrato Paesi come la Libia, consegnata alle milizie dopo che si è intervenuti con una cecità assoluta rispetto alla storia della nazione e della popolazione.

E’ ora di prendere atto che la campagna permanente per la democrazia e la libertà non è che un gigantesco allestimento pubblicitario che nasconde alcune realtà precise: la politica Usa che mira a tenere il Medio Oriente nel caos per impedire che alcuno emerga e garantire all’Arabia Saudita il ruolo di mazziere nel gioco regionale; la non politica dell’Europa; l’avventurismo di nazioni come Gran Bretagna e Francia, disponibili alle avventure militari per interessi particolari o addirittura speculazioni di politica interna; il peso inesistente dell’Italia nelle questioni che riguardano la sponda Sud del Mediterraneo, di fronte alle cui convulsioni (vedi immigrazione e sbarchi) siamo lasciati soli da tutti. Anche da coloro che vogliono farci spendere somme enormi in aerei da combattimento. A fronte di tutto questo, persino le milizie della Libia sembrano avere una qualche dignità.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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