OBAMA-UE SORRISI E COMMERCIO

Obama-Ue e RenziL'incontro tra Matteo Renzi e Barack Obama.

L’Obama che si è commosso davanti a papa Francesco, fino a riconoscergli un primato non solo religioso (“Sono stato emozionato nel profondo dalle sue riflessioni sul fatto che abbiamo tutti una prospettiva morale sui problemi mondiali”), è un Presidente rinfrancato, che si appresta a lasciare l’Europa (Olanda, le autorità Ue a Bruxelles e infine Italia) con una serie di buoni risultati. Lo scenario Obama-Ue infatti è tornato in positivo.

Può sembrare un paradosso ma parte del merito va alla crisi tra Russia e Ucraina. E’ stata la grinta dell’orso russo, deciso a sfoderare gli artigli sulla Crimea e a usare le riserve energetiche come arma geo-politica secondo la “dottrina Putin”, a riavvicinare le due sponde dell’Atlantico, che da anni ormai facevano l’elastico al ritmo imprevedibile delle diverse crisi, economiche (alla Casa Bianca il rigore tedesco non garba, si sa), militari (dalla Libia alla Siria), politiche (la Primavera araba) o spionistiche (l’ira della Merkel e di Hollande per le intercettazioni) che fossero.

In primo luogo, il fronte comune contro il Cremlino regala una seconda giovinezza alla Nato, figlia del Patto Atlantico firmato nel 1949 proprio in funzione anti-sovietica e oggi di nuovo pronta a schierarsi contro una potenziale minaccia in arrivo da Est. E la Nato, si sa, ha un orecchio più che sensibile ai sussurri degli Usa: non a caso si è discusso delle candidature italiane, Frattini e Letta per primi, alla carica di segretario generale finché lo stesso Obama non ha fatto capire di preferire Jens Stoltenberg, ex premier della Norvegia, chiudendo così qualunque discorso.

In secondo luogo, Obama promette che l’Europa non sarà mai… alla canna del gas: se la Russia, che provvede al 30% dei nostri consumi, alzerà i prezzi o chiuderà i rubinetti, gli Usa saranno pronti a venderci il loro gas, disarmando così il Cremlino. E disarmare è il verbo giusto: la Casa Bianca ha parlato di “sicurezza energetica”, riportando il lessico ai tempi in cui erano proprio gli Usa a garantire, con l’ombrello nucleare, la sicurezza dei Paesi europei. Obama-Ue insomma vuol dire anche tornare ai vecchi tempi del mondo bipolare. O almeno illudersi di.

Obama-Ue vuol dire Tafta

Ma la crisi tra Ucraina e Russia ha avuto, agli occhi del leader americano e di molti suoi omologhi europei, un altro, enorme merito: ha accelerato le trattative per arrivare a quell’Area di libero commercio transatlantico (la sigla inglese è Tafta) di cui si parla da circa un anno e che dovrebbe essere sancita entro il 2014.

Usa e Ue messi insieme rappresentano il 60% della ricchezza mondiale, oltre che il 33% del commercio mondiale di merci e il 42% di quello dei servizi. Le barriere doganali tra le due entità sono già relativamente basse ma il Tafta si propone di abolirle del tutto e, soprattutto, di intervenire su quelle che in gergo si chiamano “barriere non tariffarie”: regole, norme che divergono, regolamenti che non collimano, standard commerciali, legislazioni… Molti temono che ciò si risolva in un “liberi tutti” per le multinazionali, contro il welfare, l’ambiente, i diritti dei lavoratori. I Governi si fanno forti delle previsioni che parlano di un incremento del Pil pari a 120 miliardi di euro per la Ue e 90 per gli Usa. Obama-Ue oggi vuol dire sperare che tutto questo sia vero.

Le prospettive finanziarie si uniscono, nel caso del Tafta, a quelle politiche. Per l’Europa si tratta, anche, di consolidare l’Unione: l’economia, che l’ha prostrata anche e soprattutto nella fiducia dei cittadini, potrebbe forse rilanciarla. Per Obama e i suoi si tratterebbe di mettere a posto il primo tassello di una partita doppia di stampo globale: la Casa Bianca, infatti, sta negoziando un accordo analogo con i Paesi dell’Asia che affacciano sul Pacifico (Apta: Asia Pacific Trade Agreement), allo scopo evidente di circondare la Cina e limitarne l’espansione. Ecco perché Obama sorrideva volentieri, in questi giorni.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 28 marzo 2014

Segui anche il mio blog sul Medio Oriente su www.famigliacristiana.it

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top