ISRAELE
LA TORAH O IL FUCILE

Giovani ebrei ultraortodossi a Gerusalemme (Israele).Giovani ebrei ultraortodossi a Gerusalemme (Israele).

Tsahal, l’esercito di Israele, era comunemente definito“l’esercito del popolo”. Adesso molti dicono che Tsahal è “l’esercito di mezzo popolo”. E’ solo una battuta ma fotografa abbastanza bene un problema che sta dividendo il Paese: il servizio di leva, o meglio, il mancato servizio di leva dei giovani ultraortodossi.

Giovani ebrei ultraortodossi a Gerusalemme (Israele).

Giovani ebrei ultraortodossi a Gerusalemme (Israele).

Tutto cominciò nel 1948 quando il primo ministro David Ben Gurion esentò 400 studenti delle scuole rabbiniche dal servizio militare. C’era la guerra, gli Stati arabi minacciavano la distruzione del neonato Israele… Insomma, Ben Gurion aveva molti problemi per la testa. Non poteva immaginare, in quell’Israele molto laico, che di generazione in generazione il numero degli studenti della Torah si sarebbe moltiplicato fino alle cifre degli ultimi anni: a ogni chiamata di leva 15 mila stuidenti vengono lasciati a casa. E la leva in Israele dura tre anni, il che vuol dire che sono 45 mila gli studenti esentati. Un piccolo numero (1.500-2.000) parte ugualmente, per essere impiegato in compiti speciali e qualificati, quindi privilegiati, nell’aviazione e nei servizi segreti. La cosa ha provocato forti polemiche. Da un lato, l’Israele laico protesta contro questa fortunata condizione. Dall’altro, cresce la preoccupazione per la sorte delle forze armate. I cosiddetti“ultraortodossi” sono oggi circa 1 milione, su una popolazione totale di 7,7 milioni di persone; il 50% degli scolari iscritti alla prima elementare, inoltre, è oggi composto da bambini di famiglie ultraortodosse ebree o di famiglie arabe. Gli uni e gli altri, per consolidata prassi, non verranno arruolati.

In crisi il welfare di Israele

E’ una tendenza che molti considerano pericolosa e che non è abbastanza compensata dalla maggior partecipazione al lavoro da parte degli uomini ultraortodossi, che prima in grandissima parte studiavano le scritture e vivevano di sussidi. Gli ultraortodossi che lavorano sono passati in qualche anno dal 35% al 45%, ma il welfare israeliano comincia a soffrirne. Su questo tema si era molto impegnato Yair Lapid, ex giornalista Tv, ora ministro delle Finanze nonché leader del partito Yesh Atid. E il 20 febbraio la Knesset, il Parlamento di Israele, ha finalmente approvato la legge detta “condivisione del peso”, proprio perché diretta a “spalmare” in modo più equo e su tutta la popolazione le diverse fatiche, a partire dal servizio militare. Durante la campagna elettorale, Lapid aveva promesso che sarebbe stato chiamato alla leva ogni diciottenne maschio. E dopo il 20 febbraio, le diverse organizzazioni e partiti che rappresentano gli ebrei ultraortodossi hanno gridato allo scandalo e alla persecuzione. In realtà, molti sospettano che si tratti di un gioco delle parti. Gli ultraortodossi avevano molto combattuto per portare a casa due risultati: l’innalzamento dell’età fino alla quale  gli studenti delle scuole religiose possono rinviare il servizio militare; e un arruolamento non universale ma regolato da ben precise quote. Hanno ottenuto l’una e l’altra cosa. Gli studenti ultraortodossi potranno rinviare la leva fino all’età di 26 anni, e l’arruolamento procederà per quote stabilite di leva in leva dal Governo.

Tutti cantano vittoria

Qualcuno ha già fatto i conti. Nel 2017 (primo anno di applicazione della legge) saranno arruolati 5.200 ragazzi ultraortodossi. Sembra un gran risultato, circa il 70%, visto che i “coscritti” sarebbero poco più di 8 mila per quella singola leva. Nel frattempo, però, si è accumulato un serbatoio di giovani ultraortodossi in età di leva di diverse decine di migliaia di individui, il che fa scendere la percentuale dei “chiamati” a un ridicolo 7%. Così Lapid può cantare vittoria. La legge è stata approvata e l’opinione pubblica di Israele può pensare che a una maggiore “condivisione del peso” si sia in effetti arrivati. E agli ultraortodossi sta benissimo lamentarsi come se fossero stati sconfitti: ci sono voluti molti anni per arrivare a questa legge, figuriamoci se in tempi brevi si potrà arrivare a una legge più severa.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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