IRAQ, IL NATALE “DISCRETO” DEI CRISTIANI

Da Baghdad – Ieri la giornata è stata spesa interamente nel quartiere Al Wahda (Unità), con il lungo e piacevole intermezzo del pranzo a casa di un imprenditore cristiano. Una cascata di prelibatezza: grandi pesci di fiume, qusi (cioè, agnello farcito di riso) speziato e normale, polli arrosto, hummus da favola, lukum…

Questo quartiere un tempo era abitato al 90% da cristiani,che ora sono diventati piccola minoranza. Il nostro imprenditore-anfitrione ha una bella famiglia: figli e figlie che hanno studiato e hanno intrapreso carriere autonome o, ed è il caso del maggiore, sono rimasti in azienda a dargli una mano. Si sente la prosperità e non a caso il capo famiglia, negli anni terribili del dopo-Saddam, è passato anche attraverso l’esperienza del sequestro a scopo di ricatto.Come si diceva, la popolazione del quartiere è radicalmente cambiata nel giro di pochi anni. Lui dà lavoro a molti operai,tutti musulmani sciiti, l’etnia maggioritaria oggi a Al Wahda.Il che lo fa stare più tranquillo da queste parti mentre solo qualche centinaio di metri più in là, nel quartiere Mansur, popolato invece in gran parte da musulmani sunniti, la cosa potrebbe voltarsi in colpa.

Nella sua casa brilla un grande albero di Natale. Siamo sotto le feste, normale. Ma siamo anche nel pieno della “quaresima” degli sciiti, il periodo di lutto per la morte di Hussein, secondo figlio di Alì e della figlia di Maometto Fatima, il giovane guerriero che voleva vendicare il padre e fu invece sconfitto e ucciso a Najaf, a circa 200 chilometri a Sud di Baghdad.

Così, per non urtare i sentimenti addolorati degli sciiti, il festoso albero di Natale del nostro imprenditore sta in un angolo della sala, non troppo in evidenza rispetto all’esterno. In compenso, non c’è arredo della casa che non sia un richiamo alla sua fede: l’ultima cena in arazzo, immagini di Maria, Gesù, gli apostoli. Persino le foto dei familiari, se uno guarda bene, hanno per sfondo una Madonnina, una chiesa, un elemento religioso. Le grate, robuste, a tutte le finestre accentuano l’impressione di un piccolo fortino cattolico.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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