OPERAI DEL BANGLADESH, IL BASTONE UE

Il salavataggio dei superstiti nel crollo del Rana Plaza a Dacca.

Il 24 aprile, a Dacca, capitale del Bangladesh, un edificio chiamato Rana Plaza crollò, uccidendo oltre 800 operai. Tutti del settore tessile, perché il Rana Plaza rigurgitava (oltre 3 mila “inquilini”) di piccole fabbriche e botteghe artigiane del settore tessile che, con le sue 4.500 aziende (che occupano oltre 3 milioni di persone, per il 90% donne), procura i due terzi delle esportazioni del Paese. Il Bangladesh, con i suoi 161 milioni di abitanti, è uno dei Paesi più densamente popolati e più poveri al mondo.

Il salavataggio dei superstiti nel crollo del Rana Plaza a Dacca.

Il disastro di Dacca, per le sue caratteristiche, ha “bucato” il muro della scarsa informazione e dell’indifferenza che in genere avvolge i drammi sociali del Terzo Mondo. Quella che molti non hanno notato, invece, è la reazione dell’Unione Europea, che ha minacciato di togliere al Bangladesh la clausola di “preferenza generalizzata, che consente appunto ai prodotti di quel Paese di essere importati in Europa senza “quote” (cioè senza limitazione di quantità) e senza dover pagare accise.

E’ una minaccia paradossale. Per essere competivi rispetto alla richiesta europea, i prodotti del Bangladesh devono costare men che pochissimo. Un’ora di lavoro di un operaio tessile in Bangladesh costa in media mezzo dollaro, contro per esempio i 21,9 dollari che si registrano in Italia. Un vero sfruttamento, che fa il paio (appunto) con le infine condizioni di sicurezza in cui gli operai sono costretti a lavorare. Solo grazie a queste condizioni disumane le importazioni del tessile del Bangladesh sono riuscite a farsi largo in Europa, dove nel biennio 2010-2012 sono cresciute del 9% (fino a formare il 6,4% di tutte le importazioni tessili della Ue), mentre calavano del 10% quelle della Cina, del 4% quelle della Turchia e del 17% quelle dell’India. E ora li minacciamo di render loro ancor più dura le vita?

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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