BEPPE GRILLO, FURBO MA NON TROPPO

Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle.

Ricapitolando: con l’elezione bis di Giorgio Napolitano i partiti “tradizionali” hanno realizzato, in forma riveduta e corretta, certo più autorevole ma anche meno duratura (vista l’età del Presidente, e il suo aver accettato solo per senso di responsabilità), l’operazione inizialmente tentata con Franco Marini. E fin qui i grillini non hanno torto.

Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle.

Il punto, però, non è questo. Beppe Grillo, che palesemente si sente molto, molto furbo, aveva già brillantemente sventato la manovra Marini, grazie anche al corposo aiuto gratuitamente fornito dai molti dissidenti del Pd, che hanno pensato bene di celebrare in modo cruento una specie di congresso anticipato. Bisogna dunque chiedersi: come mai poi a Grillo gliel’hanno fatta sotto il naso con Napolitano? La risposta è: perché lui ha fatto gli stessi errori di Bersani, identici. Ma in malafede.

Bersani aveva condotto l’intera campagna elettorale all’insegna del rifiuto di qualunque intesa con Berlusconi. Poi ha condotto un mese di trattative per il Governo all’insegna del solito “no” a Berlusconi e all’inseguimento di un accordo con Grillo. Infine, di colpo, quando si è trattato di eleggere il Presidente, ha rovesciato le carte: “sì” all’accordo con Berlusconi e “no” a Grillo. Giustamente (nel senso che quella condotta era incomprensibile) il Pd si è rivoltato fino ad accartocciarsi su se stesso.

Ma Grillo? Porta a casa il fallimento del cosiddetto “inciucio” con l’affondamento di Marini. A quel punto, il Pd gli offre un’occasione d’oro con la candidatura di Prodi. Votandolo, i grillini possono diventare azionisti di maggioranza del futuro Governo, mettere un’ulteriore ipoteca sull’elettorato del Pd “adottando” uno dei suoi fondatori, liquidare Berlusconi che teme come il diavolo una presidenza Prodi. E Grillo, il furbo dei furbi, che fa? Dice no. Dice Rodotà, il “Presidente del popolo”, anche se pure Prodi era nella lista dei personaggi apprezzati dalle famose e fumose Quirinarie. Fa i capricci e, in pratica, si mette in castigo da solo, perché a quel punto un Pd distrutto, un PdL che conta poco o niente (e infatti tutti i candidati alla presidenza vengono dal centro-sinistra) e un Monti che non sa che pesci pigliare ci mettono un attimo a capire dove sta la loro convenienza. Corrono a chiedere aiuto al Quirinale e rieleggono Napolitano, che toglie loro le castagne dal fuoco.

Dopo averla presa in quel posto, ed aver regalato a tutti i suoi avversari almeno un anno di tregua, Grillo il furbo urla al colpo di Stato, anzi al “golpettino”. Dice che Bersani gli ha chiesto i voti per Prodi ma non con il dovuto tono. L’hanno fregato e lui strilla in piazza. Anzi, manda gli altri a strillare in piazza, ci scappasse qualche pasticcio è meglio essere lontani. Ha il 25% dei voti e tutto ciò che ha portato a casa è fare un po’ di caciara per le strade di Roma. A questo punto, fossimo Berlusconi gli manderemmo almeno una scatola di cioccolatini. Con dei finti nemici come Grillo e i grillini, il Cavaliere può invecchiare tranquillo.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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