JOZEF GLEMP, FIGLIO DEL NOVECENTO

Il cardinale Jozef Glemp.

Nel cardinale Jozef Glemp, che tra il 1981 e il 2009 fu primate di Polonia ed è scomparso dopo una lunga malattia, molti hanno ricordato il fine diplomatico che sapeva trasformarsi, all’occorrenza, in un intransigente difensore delle ragioni della Chiesa cattolica. Sarebbe utile, però, non dimenticare il bagaglio di esperienze che gli consentì di sviluppare una personalità così interessante e complessa, esperienze che fecero di lui, prima ancora che un cardinale, un figlio perfetto del secolo più terribile, il Novecento, e di uno dei Paesi in quel secolo più tormentati, la Polonia.

Il cardinale Jozef Glemp.

Nato nel 1929, Glemp era figlio di Kazimierz, che aveva partecipato alla rivolta anti-tedesca della Grande Polonia (1918-1919). Quando i nazisti invasero la Polonia, vent’anni dopo quei moti, il futuro primate e i suoi fratelli furono rastrellati per essere impiegati come lavoratori schiavi. La guerra interruppe i suoi studi in seminario e il comunismo di stampo sovietico, subito dopo il conflitto insediatosi in Polonia, diede un’impronta particolare alla sua missione di sacerdote.

Ordinato nel 1956, e nel 1964 laureato in Diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, nel 1967 Glemp divenne segretario particolare del cardinale Stefan Wyszynski, figura leggendaria del cattolicesimo polacco e dell’opposizione all’influenza dell’Urss. Con una passato come questo, si spiegano meglio le componenti più tipiche della missione poi svolta da Jozef Glemp. Diventato primate nel 1981, subito dopo la morte del cardinale Wyszynski e poco prima che il generale Jaruzelski proclamasse la legge marziale, si adoperò fin da subito affinché i polacchi seguissero il suo accorato appello: ”Non uccidetevi tra voi”.

Nel 1983, quando Lech Walesa ebbe il Premio Nobel per la Pace, chi aveva più esperienza delle “cose polacche” non faticò nel distinguere i frutti anche dell’opera silenziosa ma efficace svolta dal cardinale (la nomina era appena arrivata) per tenere aperti canali di dialogo tra il regime e il libero sindacato. E nel 1984, quando fu ucciso padre Jerzy Popieluszko, Glemp fece quant’era in suo potere per calmare lo sdegno dei cattolici, pretendendo nello stesso tempo che la verità fosse acclarata e diventando il primo e più fervente sostenitore della causa di beatificazione del sacerdote assassinato dai poliziotti comunisti, infine avviata nel 2010.

Se nei 18 mesi della legge marziale molte vite furono risparmiate, gran parte del credito va all’opera svolta dalla chiesa cattolica sotto la sua guida. E altrettanto si può dire dei delicatissimi anni tra il 1988 e il 1990, quando il crollo del  comunismo internazionale liberò infine anche la Polonia, con il rischio però di un conflitto civile nel cuore di un Paese per troppo tempo diviso tra oppressi ed oppressori. Negli ultimi anni il cardinale Glemp era stato tra i più attivi promotori della causa di beatificazione di papa Giovanni Paolo II il cui papato era quasi perfettamente coinciso con la sua carica di primate di Polonia. Due uomini di Chiesa che hanno già un posto nei libri di storia.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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