ELEZIONI, TUTTI A CACCIA DI MARIO MONTI

Mario Monti.

La campagna elettorale è appena partita ma già ha sfoderato la caratteristica che, credo, le sarà tipica: la caccia a Mario Monti. In pochissimo tempo, il Professore è diventato il bersaglio di tutti: di Berlusconi che lo chiama “leaderino”, di Bersani che gli chiede da che parte vuol stare, per non parlare di quelle che fino a poco tempo fa erano definite “estreme” (di sinistra come di destra, cioè da Vendola a Storace, da Ingroia a Di Pietro) e di quella che, di nuovo fino a pochi giorni fa, era definita “antipolitica”: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

Mario Monti.

Questa mobilitazione collettiva fa pensare che, a dispetto delle sensazioni e dei sondaggi che prevedono per i montiani un modesto successo elettorale, i partiti più o meno tradizionali temano la “salita in politica” di Monti come la peste. Mentre i gruppi più radicali e “anti” lo criticano perché non lo sopportano ma anche perché non possono fare altro: ha governato finora, e come si può fare la rivoluzione senza attaccare chi ha detenuto il potere? Fin qui tutto normale, le elezioni sono alle porte, ecc. ecc. Mi sorprende ugualmente, però, la genericità e la rozzezza degli argomenti.

1. Bersani chiede a Monti di dire dove sta, se a destra o a sinistra, e dove starà dopo il voto, se con questo o con quello. Ma questo è proprio ciò che Bersani stesso rifiuta di dire: chi sceglierà, dopo, il Pd? Vendola o Casini? I due hanno detto più volte che non saranno mai alleati nello stesso Governo. Quindi, con chi governerà (starà) il Pd di Bersani?

2. Berlusconi accusa Monti di di aver peggiorato i “fondamentali” del Paese. E’ vero, i fondamentali dell’Italia sono peggiorati (più disoccupazione, più debito pubblico, calo del Pil), ma esattamente come sono peggiorati quelli di tutti gli altri Paesi europei paragonabili al nostro. Mi è capitato di ricordare altrove che “in Francia è cresciuta la disoccupazione (ai massimi livelli degli ultimi 13 anni), è calato il Pil, è aumentato il debito pubblico. In Spagna idem (disoccupazione dal 21,5% del 2011 al 25% del 2012; il debito pubblico è cresciuto del 5%; il Pil è sceso di quasi il 2%). Della Grecia non parliamo neppure. In Irlanda la disoccupazione ha toccato i massimi storici proprio nel 2012 e negli ultimi tre anni il debito pubblico è triplicato. Serve qualche altro esempio? Ah sì, c’è laGran Bretagna: debito pubblico stellare, Pil in crescita (0,8%) e disoccupazione in aumento, seppur lieve”. Questo è successo ovunque perché ovunque i Governi (di destra o di sinistra che fossero) sono stati costretti a varare riforme che prima, ai tempi delle vacche grasse, nessun politico (Berlusconi compreso) aveva osato varare per non perdere consenso. E le riforme costano. Sono un sacrificio che facciamo oggi per star meglio domani.

Silvio Berlusconi.

3. Berlusconi accusa Monti di aver inasprito le tasse. Vero. Peccato che anche all’epoca dell’ultimo Governo Berlusconi le tasse siano cresciute. E che questa crescita, per tornare al Governo Monti, si sia verificata – di nuovo –  in tutti i Paesi d’Europa. Nel periodo 2009-2011 (dicono nulla a Berlusconi queste date?), nella Ue l’aliquota Iva ordinaria è aumentata in media di 2,5 punti percentuali, e l’aumento delle accise è arrivato fino a 1,5 punti di Pil (Prodotto interno lordo) in alcuni Paesi. Questo perché tutti i Governi europei hanno cercato di alleggerire le imposte dirette compensando con quelle indirette. Governi Berlusconi e Monti compresi.

4. Grillo sostiene che Monti ha fallito e che quindi se ne deve andare. Ma rispetto a quali idee si misura il fallimento? Il programma del Movimento 5 Stelle, alla sezione Economia, dopo una serie di proposte encomiabili ma secondarie (no alle stock option, no agli incroci azionari, ecc. ecc.), affronta così il problema del debito pubblico: “Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari”. Riduzione degli sprechi, nuove tecnologie… Tutto qui? Ed è sulla base di questa ricetta che possiamo giudicare della riuscita di un Governo? Ma per favore…

5. Gli intellettuali di Repubblica, che avevano accolto Monti come l’uomo della Provvidenza (dove per Provvidenza si deve leggere Napolitano), ora scaricano il Professore come l’uomo che il Vaticano ha incaricato di rifondare la Dc. Ci sarebbe da sbellicarsi se non arrivasse, a rinforzo, un articolo di Barbara Spinelli che se la prende con i “Guidatori” e in buona sostanza accusa il Governo dei tecnici di essere una sospensione, forse una negazione della democrazia. Perché in politica possono mettercisi i magistrati come Grasso e Ingroia, ma non gli economisti né i banchieri. E’ significativo che la Spinelli utilizzi un argomento (la sospensione della democrazia) tanto amato dagli ultras del PdL e dalla sinistra radicale. E che non si accorga di due piccoli fatti: veramente antidemocratico è selezionare tra categorie di cittadini per decidere quali sono ammesse alla pratica della politica e quali no. Magistrati sì e banchieri no? Bell’idea: e Ciampi? Secondo: questa ricorrente distinzione tra una “società civile” piena di buone intenzioni e sempre intenta a sventare i complotti di gruppuscoli malintenzionati (ora i banchieri e i tecnici e gli economisti, cioè Monti e chi sta con lui) è una bufala. La società civile è arrivata nelle stanze dei bottoni con Tangentopoli e con Berlusconi (1994) e da allora ha prodotto innumerevoli disastri. Oggi il nostro Parlamento ha una percentuale bassissima di politici di professione e una percentuale molto alta di avvocati, insegnanti, magistrati, professionisti di ogni genere. Sono, appunto, la società civile. Il che non ha impedito a questo Parlamento di avere il più alto numero di condannati e di indagati tra tutti i Parlamenti della storia repubblicana. Che altro sono l’imprenditore Berlusconi e il consulente fiscale e docente Tremonti, per fare solo due nomi, se non società civile? Basta per favore con la mitologia d’accatto.

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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