Uso Pc, mi rendo conto di quanto sia fantastico il mondo Apple e di quale genio fosse Steve Jobs. Nonostante questo, però, non mi convincono molti i toni da “vittoria del bene sul male” con cui è stata accolta la sentenza che condanna la coreana Samsung a pagare 1,05 miliardi di dollari di indennizzo all’americana Apple per aver “copiato” una serie di tecnologie protette da brevetto.
Lungi da me l’idea di criticare una sentenza così complessa. Certo, aspettarsi che un tribunale della California desse torto alla californiana Apple era un po’ da illusi. E quel Velvin Hogan, esperto di informatica, capitato per caso in una giuria di cittadini invece non esperti, e quindi in grado di influenzarla, desta qualche perplessità. Comunque sia, chi aveva torto pagherà e amen. Ma il punto che mi interessa non è questo.
Chi oggi si felicita con Apple per la sconfitta di Samsung, sa qualcosa dei rapporti tra Apple e Nokia? No? Ecco allora un piccolo pro memoria. Nel 2011 la finlandese Nokia si è rivolta alla International Trade Commission, un organismo del Governo americano incaricato appunto di porre rimedio a eventuali misfatti commerciali, oltre che di consigliare l’Amministrazione sulle materie relative al commercio e alla libera concorrenza, accusando appunto la Apple di aver violato 7 suoi brevetti (relativi a multi-tasking, sistemi di sincronizzazione dati, positioning, gestione delle chiamate e uso di accessori) e di averli poi applicati in pratica su tutti i suoi prodotti di maggior successo: iPod, iPhone, iPad. Nello stesso tempo, Nokia apriva una causa legale presso tribunale del Delaware (Usa).
Alla fin fine, Nokia contestava a Apple 46 violazioni, alcune relative a dispositivi tecnici brevettati anche dieci anni prima della comparsa del primo iPhone. Comunque, per farla breve: pochi mesi dopo, nell’estate del 2011, Nokia annunciava che Apple era diventata una delle aziende licenziatiarie dei brevetti contestati e revocava tutte le iniziative legali. Ovvero, Apple riconosceva di essere in torto (o comunque di poter essere riconosciuta in torto) e accettava di sborsare un sacco di soldi a Nokia. Le cifre del patto extragiudiziale non sono mai state ufficialmente comunicate. Secondo alcuni analisti (tra i quali quelli di Deutsche Bank), sulla base di contenziosi analoghi, Apple avrebbe versato a Nokia 420 milioni di euro (608 milioni di dollari) in una botta sola e poi circa 400 milioni di euro l’anno per lo sfruttamento dei brevetti incriminati.
Pare dunque che mettere a profitto, magari per migliorarle, idee altrui sia una pratica piuttosto diffusa. Fino a far sorgere una domanda: non sarà proprio quello il sistema per cui la tecnologia avanza e i prezzi calano? Da consumatore il dubbio ce l’ho. E me lo tengo.