DALL’EMILIA ALLA UE, L’ITALIA DISSOCIATA

Sarà da qualunquisti, ma si ha la sensazione che questa nostra Italia sia sempre più un Paese dissociato dal comune buon senso. Becchiamo un po’ di calciatori corrotti (e sai che sorpresa, son trent’anni che ogni due o tre campionati c’è lo scandalo)? Subito parte la campagna: meglio non andare agli Europei! Che c’entra? Niente, ma la campagna parte lo stesso. E’ come se uno che ha male a un braccio rinunciasse a mangiare, ma lo diciamo lo stesso.

Col terremoto in Emilia e nel Nord, però, abbiamo raggiunto il massimo. Ci sono tanti danni? Non facciamo più il Tav (Treno ad Alta Velocità). Ora, il progetto Tav sarà pure un’emerita schifezza, non sono un tecnico e non ho abbastanza elementi per pronunciarmi. Ma che c’entra con il terremoto? Non è che lo Stato, se spende i soldi per l’Alta Velocità, non li ha più per i terremotati. E’ come dire: è arrivato il terremoto, non facciamo la Salerno-Reggio Calabria. Oppure: vendiamo tutti i traghetti che portano in Sardegna per finanziare la ricostruzione in Emilia.

Sempre sul terremoto: il ministro della Giustizia, Paola Severino, propone di mettere i detenuti a spalare. Non è possibile, perché i detenuti a “basso rischio” già lavorano fuori dal carcere, ma lo diciamo lo stesso. E per non essere da meno, il solito leghista contropropone: ritiriamo i soldati dall’Afghanistan e mandiamoli in Emilia. Anche qui, non c’entra una fava. E’ arrivato il terremoto e quindi rompiamo i trattati internazionali, magari usciamo dalla Nato? Se il sisma colpisce in Emilia non possiamo tenere 4 mila soldati a Herat? E questo nel Paese della Protezione Civile e delle migliaia di organizzazioni di volontariato?

A propositi di Protezione Civile. Il premier Monti annuncia, sulla base di un rapporto della Commissione Grandi Rischi, che potrebbero esserci altre scosse. Sai che roba, l’onda sismica va avanti da almeno tre settimane. Ma la Commissione è la stessa che fu criticata a sangue, dopo il terremoto in Abruzzo, per aver cercato, prima del terremoto, di placare gli allarmi. Sette dei suoi ex membri sono sotto processo. Normale che oggi, sulla base di quell’esperienza, la Commissione e il Governo facciano la scelta opposta.

Apriti cielo. Adesso sono i pazzi allarmisti, gli incompetenti che parlano a vanvera. Mentre molto competenti sono diventati, all’istante, assessori e sindaci dei disgraziati centri colpiti, gli amministratori dei Comuni dove i capannoni industriali sono andati giù come fossero di carta. Assessori e sindaci che ora gridano sdegnati proprio perché l’allarme è stato dato. Ho letto sui quotidiani di uno che si lamentava del fatto che le dichiarazioni di Monti hanno spinto i residui turisti ad annullare le prenotazioni. E se si fosse trovato con qualche hotel crollato sulla testa dei turisti, che cosa avrebbe detto?

L'epicentro del terremoto in Emilia.

Non è che in altri campi vada meglio. Prendiamo l’Europa: i greci hanno detto in ogni modo che non vogliono uscire dalla Ue. In Irlanda, il Governo ha indetto un referendum per chiedere ai cittadini se firmare o no il cosiddetto “fiscal compact”, ovvero Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, noto anche come Patto di bilancio. Gli irlandesi hanno approvato a grande maggioranza, anche se il Trattato impone regole severe: l’impegno ad avere un deficit strutturale che non deve superare lo 0,5% del Pil e, per i Paesi il cui debito è inferiore al 60% del PIL, l’1%; l’obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni; il deficit pubblico dovrà essere mantenuto sempre al di sotto del 3% del Pil, in caso contrario scatteranno sanzioni semi-automatiche.

Insomma: mentre i popoli restano attaccati all’Europa con le unghie e coi denti, da noi c’è sempre qualche testa fina che ipotizza l’uscita dall’Euro, anche se il cordone monetario europeo (dai tassi d’interesse al rifinanziamento delle banche) è quello che ci ha finora impedito di precipitare.

Capitolo finanza. Due prestigiosi amministratori delegati, Gotti Tedeschi allo Ior e Giovanni Perissinotto alle Assicurazioni Generali, sono stati sfiduciati dai Consigli d’Amministrazione e hanno perso il posto. Non capisco nulla di affari, e tanto meno di affari vaticani. Però mi domando: ma non è questa una legge del mercato? il titolo delle Generali, vedo, ha perso il 43% in due anni. Se io fossi l’industriale Del Vecchio, che investì un miliardo di euro in azioni che ora ne valgono più o meno la metà, sarei incavolato come un bufalo. Anch’io, credo, chiederei di avere un altro amministratore. Idem con lo Ior: se gli azionisti non sono soddisfatti, dovevano per forza tenersi Gotti Tedeschi?

Ovviamente ci siamo buttati sul complottismo, anche se ogni tre per due stiamo lì a pontificare di mercati, concorrenza, dinamismo e così via. Ogni tanto, prima di prendercela con la pochezza del dibattito politico, proviamo a dare un’occhiata alla pochezza del dibattito civile. aiuta a capire molte cose.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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