GRILLO E LA STORIA DELL’UOMO FORTE

Con tutto il can can inutile che si fa su Grillo e i grillini, mi colpisce che nessuno provi a riflettere su un fatto: il successo del Movimento 5 Stelle replica, dopo Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, la presa che hanno sugli italiani le personalità carismatiche, gli uomini forti, le formazioni politiche che nascono e vivono (e muoiono) intorno a un solo leader, acclamato e per acclamazione confermato tale.

Beppe Grillo durante un comizio.

 Naturalmente non voglio dire che tra Beppe Grillo, il Cavaliere e il Senatur non vi siano differenze. Dico piuttosto che vi sono analogie non secondarie nel loro modi di presentarsi e stare sulla scena della politica. Intanto, asteniamoci dal fare graduatorie, dall’assegnare patenti di nobiltà e onestà che, per questo discorso, sarebbero inutili. Anche Berlusconi e Bossi, al loro apparire, incarnavano una qualche istanza “nobile”, un comune sentire di una parte della società. Quel che ne hanno fatto dopo, è una questione loro e dei loro sostenitori, non certo del liberalismo o del federalismo.

Però, intanto: chi ha eletto Berlusconi, Bossi e Grillo alla guida dei rispettivi partiti? Ci sono stati congressi, elezioni, conte dei voti a loro favore? A me non pare. Anzi, c’è una singolare somiglianza tra il Cavaliere che costruisce Forza Italia a partire dalle proprie aziende e il Comico che vara il Movimento 5 Stelle a partire dal proprio blog. Se fate un salto sul sito di Beppe Grillo e date un’occhiata a ciò che prevede il Non Statuto, scoprirete quanto segue. All’articolo uno (Natura e Sede): “Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it. La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it.  I contatti … sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it”. E all’articolo tre (Contrassegno): “Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”.

Unico titolare? Contrassegno? A quanto pare, non sono i militanti a scegliere il leader, ma il leader a concedersi in franchising ai militanti. Dentro un ben preciso contratto, peraltro: perché la democrazia dal basso e il governo dei cittadini van bene, a patto però che coincidano con le idee del leader carismatico che, in quanto tale, molto democratico non può essere. Vedi appunto Parma e il caso del direttore generale del Comune. Come succedeva, peraltro, ai tempi in cui qualcuno osava fare di testa propria nella Lega di Bossi (vedi gli infiniti espulsi) o contestare le decisioni di Berlusconi (per esempio, Fini e C.).

Dette queste poche cose rispetto alle molte cui si potrebbe ancora accennare, resta la domanda: perché agli italiani questa fatto del leader carismatico piace così tanto? La crisi economica e la protesta contro la Casta? Non si direbbe, visto che Bossi e Berlusconi sono su piazza da decenni. Tra l’altro il Cavaliere, proprio in questi giorni, ha ritirato fuori la carta del presidenzialismo, con lui stesso ovviamente in lizza: sua vecchia carta prediletta e comunque conferma che ancora conta sull’impatto del carisma personale.

Dunque, che cosa? Per me la conferma che questa nostra Italia non cresce mai e che l’impianto democratico, ancora giovane (a ben vedere, è in piedi solo dal 1946), è solo giustapposto agli istinti profondi del Paese. Non dimentichiamo che le fortune politiche di Berlusconi e di Bossi affondano anch’esse nella doppia crisi (di credibilità politica e istituzionale, vedi Tangentopoli; e di andamento economico) dei primissimi anni Novanta. Non così dissimile da quella attuale, in fondo. Quando il gioco si fa duro, gli italiani corrono a ripararsi all’ombra del leader e tendono a delegare all’uomo “forte” la responsabilità delle scelte. Sempre pronti, in caso di vero disastro (che arriva sempre) a convocare il senza carisma di turno, si chiami Ciampi o Monti. Perché prima tolga le castagne dal fuoco, e poi tolga se stesso dalle palle in fretta.

 

 

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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